la tragedia del 2018
Lo scrivono i periti del gip Angela Nutini nella relazione sulle cause del disastro avvenuto il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone
Lo scrivono i periti del gip Angela Nutini nella relazione sulle cause del disastro avvenuto il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone
21 dicembre 2020
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La causa scatenante del crollo del ponte Morandi «è il fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte superiore del tirante Sud- lato Genova della pila 9». Lo scrivono i periti del gip Angela Nutini nella relazione sulle cause del disastro avvenuto il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Il documento, di circa 500 pagine, è stato redatto nell’ambito del secondo incidente probatorio, quello che dove stabilire le cause del crollo. La procura aveva formulato 40 quesiti a cui i super esperti hanno risposto.
Corrosione, carenza di controlli e manutenzioni
Oltre alla corrosione, a determinare il crollo sono stati anche «i controlli e le manutenzioni che se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento». Lo scrivono i periti del gip nella relazione sulle cause del crollo del ponte Morandi. «La mancanza – proseguono – e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena causale e l’evento non si sarebbe verificato».
«Tale processo di corrosione – proseguono i periti – è cominciato sin dai primi anni di vita del ponte ed è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo determinando una inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera».
Carenze progettuali, costruttive e di controlli
Altre cause, secondo i periti del gip sono le «carenze progettuali», le «mancanze di specifiche tecniche adeguate sulle guaine dei cavi e sulle modalità di iniezione», «difetti costruttivi in fase di realizzazione», «carenze di controlli in fase di costruzione da parte della direzione dei lavori e della commissione di collaudo» scrivono i periti. E, ancora, gli esperti hanno riscontrato una «mancata esecuzione di indagini specifiche necessarie per verificare lo stato dei trefoli dei gruppi primari così come raccomandato dal 1985» e «assenza di interventi di restauro e riparazione che avrebbero dovuto essere eseguiti nel tempo per riparare il tirante difettoso».
«Non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo, come confermato dalle evidenze visive emerse dall’analisi del filmato Ferrometal». Lo scrivono i periti del gip nella relazione sul crollo del ponte Morandi.