AGI – “Un maledetto silenzio assordante”. Si apre così la lettera aperta di Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, portuale morto nel crollo del ponte Morandi, il 14 agosto di ormai sei anni fa. Una data che “è lo spartiacque della nostra nuova vita e ogni anno facciamo un bilancio dell’anno trascorso. Un altro anno è trascorso nel silenzio più assoluto come gli anni scorsi – scrive la donna – mentre a livello nazionale tutto è ormai dimenticato, noi ogni giorno combattiamo con il Comitato (parenti vittime di Ponte Morandi, ndr) tra le udienze in tribunale, un disegno di legge che solo negli ultimi giorni pare abbia preso una forma, il lavoro instancabile per il Memoriale, riunioni, messaggi, discussioni: non si può avere idea in questo silenzio assordante quanto lavoro e rumore abbiamo fatto. Ore, tempo, soldi, testa, notti insonni… tutto questo per non dimenticare, per dare più dignità possibile a 43 anime innocenti dimenticate da tutti”.
Per Donato “dovrebbe essere lutto nazionale il 14 agosto, perché quello che è accaduto riguarda tutti, la sicurezza di ogni cittadino, un sistema omertoso, negligente e avido di cui tutti facciamo parte, un sistema politico dei più forti. E invece il 14, data scomoda per i vacanzieri, per le autorità politiche che si riempiono solo la bocca di frasi fatte sui giornali e tutto finisce lì in quel maledetto silenzio assordante”.
“Un silenzio assordante – ripete – che ha assuefatto tutti, portando nell’oblio tutti. Nulla è cambiato sulla sicurezza in Italia e sulle società coinvolte in questa strage! Quindi cosa devo pensare a sei anni dal crollo? Che forse questa politica che perde tempo in patetici teatrini non ha a cuore i propri cittadini? C’è un processo in corso tre giorni alla settimana, tutte le settimane e non esce mai un articolo o un commento a livello nazionale – sottolinea – tutto nascosto in questo maledetto silenzio assordante”. E ancora, “Sicurezza, giustizia, ricordo, memoria… democrazia! C’è un processo in piedi e se c’è un processo vuol dire che qualcuno sarà colpevole, e ricordiamo che le società interessate hanno patteggiato meschinamente per poter continuare a lavorare e a fare utili. C’è una verità ormai palese, ma questa burocrazia non fa altro e silenziare e annoiare tutti… sicurezza, giustizia, memoria, ricordo”.
“Ci saranno poche autorità – si evidenzia nella lunga lettera aperta -, fra qualche anno non ci sarà più nessuno a ricordare. Da una parte meglio, perché quelle finte strette di mano sono da voltastomaco. Dall’altra parte non è giusto perché questa è una strage vergognosa di questo Stato. Io non ci sarò, mio figlio non regge ancora tutto questo e devo rispettare i suoi tempi e stare con lui, anche perché è passato un altro anno e tante cose personali sono accadute e tutte sempre senza Andrea: traguardi, cambiamenti, difficoltà, scuola, amici, passioni, sport di Cesare. Sono tutti momenti “menomati”, perché manca una parte di lui che è sepolta lì sotto l’ombra del ponte Morandi spezzato… Succede che alle volte urliamo per tirare fuori i nostri sentimenti, le nostre paura, la nostra rabbia e per spezzare – conclude – questo maledetto silenzio assordante che ci circonda”.