Sbagliare strada con Google Maps è quasi un cliché, ma quando succede a 16 poliziotti in missione segreta, il risultato può essere più che surreale: un vero disastro. Siamo in India, dove le Forze dell’Ordine dello stato di Assam erano sulle tracce di un pericoloso latitante nascosto in una piantagione di tè. Con la pressione di catturarlo in fretta, il leader ha pensato di affidarsi alla tecnologia, il fidato compagno di viaggio. Peccato che il navigatore li abbia portati fuori strada. Letteralmente.
Quando la tecnologia tradisce
Ricorrere alla tecnologia senza un piano di riserva può essere un rischio, soprattutto in eventi critici. A conti fatti, la mossa degli agenti si è rivelata un disastro. Anziché guidarli dritti all’obiettivo, il navigatore li ha spinti oltre il confine statale, facendoli entrare nel distretto di Mokokchung, nel Nagaland, una zona al di fuori della loro giurisdizione.
Una volta raggiunto il luogo indicato, l’unità – in abiti civili in modo da non dare nell’occhio – ha iniziato il raid. Fin lì erano, infatti, convinti di stare per acciuffare il malvivente, ignari della beffarda sorpresa, che era giusto dietro l’angolo: la piantagione era sbagliata. E, oltre al danno, è giunta la beffa: l’aspetto e l’armamento hanno attirato l’attenzione dei presenti. In una regione già segnata dalla tensione tra popolazione locale e autorità, l’assenza di uniformi ha indotto gli abitanti a scambiarli per criminali. In pochi minuti, il blitz preparato con cura è evaporato.
Da qui il parapiglia: la gente del posto, numerosa e inferocita, ha accerchiato e aggredito gli estranei. Probabilmente esasperata dalla delinquenza nella zona, ha scelto di rivendicare i propri diritti, ma con le persone sbagliate. L’agitazione è presto dilagata: urla, accuse e gesti minacciosi hanno seminato il caos. I popolani, convinti di proteggere le rispettive famiglie, hanno affrontato i poliziotti a muso duro, che circondati e disarmati dalle circostanze, sono stati costretti ad attendere i rinforzi.
Una notte dietro le sbarre
Venuti al corrente della situazione, le istituzioni hanno inviato soccorritori sul posto. Non è stato facile negoziare con la popolazione, ancora sospettosa verso gli individui armati. Ogni passo falso nelle trattative avrebbe potuto far precipitare ulteriormente la vicenda. Invece di lasciarsi trascinare dalla foga del momento, gli addetti sul luogo hanno mantenuto la calma, sfruttando le doti persuasive. Solo in questo modo tutti ne sarebbero usciti illesi.
A seguito di lunghe trattative, i locali hanno iniziato a comprendere l’errore. Cinque agenti (ferito compreso) sono stati, quindi, lasciati liberi; meno fortunati, i colleghi hanno scontato la notte dietro le sbarre. Da possibili eroi a soggetti poco raccomandabili: la discesa negli inferi è stata repentina, e a dir poco assurda.
Il mattino dopo, grazie alla pazienza nel condurre la mediazione, l’incubo è terminato. Arruolarsi nelle Forze dell’Ordine è spesso un sogno: il brivido del pericolo e la funzione sociale ripaga degli sforzi compiuti, eccetto in questa assurda vicenda. Un’operazione nata sotto i migliori auspici e finita per diventare una lezione di umiltà: mai fidarsi ciecamente della tecnologia, nemmeno quando è a portata di mano.