È una notizia di quelle poco gradevoli a chiunque, fervido animalista o meno, quella che con un tono polemico sta rimbalzando nel mondo in questi giorni. Si parla infatti di alcuni test eseguiti su scimmie, per valutare gli effetti dei gas di scarico automobilistici, da parte di costruttori tedeschi. Numeri specifici e conferme dai casi ancora da definire al 100%, ma pare certo che almeno dieci animali siano stato coinvolti, rinchiusi in un ambiente sigillato a respirare per alcune ore le emissioni motoristiche.
Non entriamo ora nel merito, senza sapere i dettagli della vicenda, che potrebbe essere più o meno pesante di quanto appare a una prima lettura, ma sicuramente non è un vanto per le tre aziende che sarebbero state coinvolte in questa prova, negli States: Bmw, Daimler e Volkswagen. Varie riviste di spessore hanno infatti ripreso immediatamente quanto fatto notare dall’associazione anti-cavie, visti i nomi importanti e Volkswagen in-primis, con alcuni suoi alti rappresentanti, si è rapidamente scusata per questi test su scimmie, prendendone le distanze. Simile tenore, ma senza conferme precise a ora su quanto eseguito, rigettando comunque i metodi, per le altre due Case tedesche.
«Ci scusiamo per la cattiva condotta e la mancanza di giudizio delle persone coinvolte – ha fatto sapere Volkswagen in una nota diffusa alla stampa -. Siamo convinti del fatto che le metodologie scientifiche applicate all’epoca fossero sbagliate. Sarebbe stato meglio evitare del tutto un esperimento di questo tipo».
«Crediamo che i test animali legati a questo studio fossero ripugnanti e non necessari – si legge nella nota di Daimler -. Prendiamo le distanze da questa ricerca». Anche BMW si è dissociata dallo studio, sottolineando come non abbia avuto alcun influsso sulle metodologie applicate.
L’esperimento in oggetto sarebbe parte di un piano comune risalente al decennio scorso, in cui le Case affrontavano più o meno direttamente, attraverso ricerche esterne svolte in parallelo a un sistemista, il tema dei rischi cancerogeni; avvenuto in Messico seguendo un progetto attivo tra il 2013 e il 2015, ma popolarmente divulgato oggi, a distanza di qualche anno, rischia di aprire un tema non gradevole pur se legato agli endotermici, dati in alcuni stati come pronti alla pensione proprio in rispetto al Pianeta e all’ecologia.