Definire delle soluzioni concrete per ridurre l’inquinamento è quantomai necessario oggi. Tra le idee vagliate, ha preso ampio piede quella degli pneumatici rigenerati per autocarri e autobus. I mezzi pesanti costituiscono una grosse fonte di smog, perciò bisognava individuare una strada da percorrere, in favore dell’ecosistema. Era forte la curiosità di scoprire se l’idea sviluppata avrebbe o meno sortito gli effetti desiderati. Gli indizi lasciavano pensare positivo, ma solo una prova empirica avrebbe dato delle vere risposte.
Ebbene, a conti fatti, l’impegno profuso è stato ripagato e con tanto di interessi, sia sotto il profilo economico sia in termini di impatto ambientale. Il 2023 ha registrato un trend positivo nel settore, con la vendita di ben 305.000 unità, traducibile in un doppio vantaggio per la nostra penisola: risparmio dei conducenti e impatto ridotto sulla Terra.
Meno spese, più rispetto dell’ambiente
Dopo averlo maltrattato a lungo, l’ecosistema ha cominciato a dare degli evidenti segnali di insofferenza e l’unico modo di risollevarsi consiste nell’adottare un approccio meno egoistico. Anche il Pianeta ha delle esigenze, perciò nessun settore può sottrarsi dall’assumere delle contromisure all’inquinamento dilagante.
Le rilevazioni di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) mostrano come l’utilizzo di gomme rigenerate abbiano condotto a una riduzione significativa della spesa da parte degli utilizzatori finali, pari a 54,9 milioni di euro totali. Soprattutto per le flotte di camion e autobus percorrenti elevate distanze, è necessario cambiare con una buona frequenza le ‘calzature’, onde evitare di rimetterci sul fronte della sicurezza.
I benefici
Ma andiamo a vedere quali sono stati gli esatti benefici. Il processo di rigenerazione dà l’opportunità di ridurre in maniera tangibile le emissioni di anidride carbonica (CO2), la ‘nemica invisibile’ sfidata dalla Commissione Europea attraverso il bando dei veicoli a benzina e diesel. Nell’arco dei dodici mesi, le tonnellate di CO2 risparmiate sono state ben 8.083, a conferma della validità dell’iniziativa posta in essere.
Inoltre, l’impiego delle risorse energetiche ha determinato un risparmio di 20,7 milioni di litri di petrolio ed equivalenti. Con la transizione ecologica destinata, presto o tardi, a esplodere, il cartello OPEC+ ha sancito il taglio dei barili per tutto il 2025. Con gli pneumatici rigenerati, la situazione cambia ed è possibile ridurre il fabbisogno. Inoltre, sono state risparmiare 15.250 tonnellate di materie prime. In termini di gestione dei rifiuti, le gomme usurate in meno da smaltire sono stati pari a 18.300 tonnellate, altro segnale importante, che dimostra quanto sia importante prendersi cura dell’ambiente.
“L’attività di ricostruzione di pneumatici – sottolinea Airp – si inserisce a pieno titolo tra quelle che abbinano un’importante valenza ambientale alla possibilità di ottenere consistenti risparmi e rappresenta un tassello fondamentale per la transizione verso un’economia circolare”.
Vincenzo Pensa, presidente del comitato PFU (Pneumatici Fuori Uso), ha commentato: “Il Sistema di gestione dei PFU da veicoli a fine vita dimostra che un modello basato sulla sinergia tra impresa, consumatori e Pubblica Amministrazione si rivela vincente per l’ambiente e la collettività, trasformando pneumatici giunti a fine uso nel cuore di un processo industriale virtuoso, che diviene fonte di nuovo valore, nell’ambito di un’economia e una mobilità circolari e sostenibili”.