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Pioggia di vendite sui titoli di Stato, Borse contrastate. Delude il Pil francese, volano gli Usa

Ott 28, 2016

MILANO – Ore 10:15. Borse in rosso nell’ultima seduta della settimana: Milano perde lo 0,7% in linea con gli altri listini del Vecchio continente. Francoforte arretra dello 0,75%, Londra lima mezzo punto percentuale e Parigi lo 0,3%. A condizionare il ribasso degli indici è la corsa dei rendimenti dei bond sovrani, con la pioggia di vendite da parte dei gestori preoccupati da una ripresa dell’inflazione.

Nei segnali macroeconomici arrivati dagli Stati Uniti, ma anche dall’Asia, gli addetti ai lavori vedono un consolidamento della ripresa, in vista della pubblicazione dagli Usa del Pil del terzo trimestre. Se le attese di crescita fossero confermate le grandi Banche centrali si preparebbero a uscire dalle loro politiche monetarie accomodanti. La Federal Reserve si riunirà la settimana prossima ma nessuno si aspetta una stretta a una settimana dalle elezioni presidenziali americane, mentre un aumento del costo del denaro è scontato dal mercato per dicembre.

Gli analisti si aspettano quindi un costante aumento del rendimento dei bond in scia al rafforzamento del dollaro, mentre i fondi stanno aumentando la loro liquidità per monetizzare i recenti rialzi delle quotazioni, ma soprattutto per mettersi al ripare dalla future incertezze geopolitiche. Secondo i trader, inoltre, la vendita dei titoli di Stato si spiega anche con un Pil britannico migliore del previsto (cosa che fa venire meno le preoccupazioni legate alla Brexit) e con le parole del governatore della Bank of Japan, secondo cui “non sarebbe strano” vedere salire i rendimenti dei bond a lunga scadenza.

A Milano i fari si puntano su Eni, dopo la trimestrale in rosso, e su Mediobanca che – invece – ha chiuso i migliori tre mesi dal 2008. Sul fronte macroeconomico, la Francia cresce dello 0,2% nel terzo trimestre secondo la prima stima sul Pil pubblicata dall’Insee. Il dato segue il calo inatteso dello 0,1% del secondo trimestre. A trainare la crescita sono state le esportazioni e gli investimenti mentre i consumi sono rimasti stabili. Il ministro dell’economia Michel Sapin ha, inoltre, dichiarato che il risultato del terzo trimestre rende “più difficile” raggiungere il target di crescita per quest’anno fissato dal governo all’1,5 per cento. Inoltre, l’inflazione è rimasta invariata a ottobre rispetto a settembre mentre è cresciuta dello 0,4% su base annua. La crescita del Pil spagnolo nel terzo trimestre è stata invece pari allo 0,7%, secondo una prima stima preliminare dell’istituto di statistica. Rispetto al 2015 la crescita è del 3,2%.

L’euro si muove in rialzo sopra 1,09 dollari e anche il biglietto verde fa un balzo in avanti sopra 105 yen, al top da tre mesi. La moneta europea passa di mano a 1,092 dollari e 115 yen. Sterlina stabile dopo essere scesa sotto quota 1,22 a 1,2175 sul dollaro. Sui mercati pesa l’aspettativa di un rialzo dei tassi Usa entro dicembre, che rafforza il dollaro. Anche il buon risultato di Deutsche Bank alleggerisce i sospetti sulla tenuta del sistema finanziario europeo e favorisce la propensione al rischio. Stabile a 136 punti lo spread tra Btp e Bund, mentre il rendimento del decennale italiano è in salita – come tutti i titoli sovrani – all’1,55%.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato gli scambi in positivo nell’ultimo giorno della settimana, sostenuta dallo yen debole sul dollaro e malgrado i dato macroeconomici poco incoraggianti: l’indice Nikkei ha messo a segno un aumento dello 0,63% a quota 17.446.41, con un guadagno di 109 punti. Le ultime indicazioni dall’economia giapponese evidenziano l’indice dei prezzi al consumo in territorio negativo ormai da sette mesi consecutivi e il declino prolungato dei consumi. La disoccupazione, però, è calata al 3% sui minimi da 21 anni. Chiusura in calo, ieri sera, a Wall Street. Il Dow Jones ha perso 29,65 punti, lo 0,16%, a quota 18.169,58. L’S&P 500 ha ceduto 6,39 punti, lo 0,30%, a quota 2.133,04. Il Nasdaq ha lasciato sul terreno 34,30 punti, lo 0,65%, a quota 5.215,97. Per l’indice benchmark e per quello tecnologico, è stata la terza seduta di fila in ribasso.

Sul fronte delle materie prime, le quotazioni del petrolio registrano un lieve aumento ma restano sotto la soglia dei 50 dollari al barile in vista dell’incontro Opec odierno di Vienna. I contratti sul greggio Wti con scadenza a dicembre guadagnano 4 centesimi a 49,78 dollari al barile mentre il Brent aumenta di 5 centesimi e si vende a 50,52 dollari. Quotazioni dell’oro ancora in leggero rialzo sui mercati asiatici dove il metallo continua ad apprezzarsi per la seconda settimana di seguito: il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1272 dollari l’oncia con un rialzo dello 0,3% sulle quotazioni della vigilia.

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