“Ci hanno letteralmente scaricato sette profughi nel cortile senza dirci nulla. Nessun preavviso, nessuna comunicazione. Li hanno lasciati nella struttura dove sono ricoverati gli ammalati di Aids”. A lanciare la polemica nei confronti della prefettura di Piacenza è il direttore della Caritas piacentina, Giuseppe Chiodaroli, che davanti alla stampa ha raccontato la vicenda di sette giovani somali, di religione musulmana, richiedenti asilo.
Giunti nei giorni scorsi a Bologna, sono stati poi dirottati su Piacenza e la prefettura li ha mandati nella struttura diocesana La Pellegrina alle porte di
Piacenza, nota da sempre come casa di ricovero per ammalati gravi di Aids. “Li hanno scaricati come pacchi – dice il direttore della Caritas – non ci è stata fornita una lista dei nomi, mettendoci in grave difficoltà nella gestione quotidiana degli ospiti della struttura”.
Ora infatti gli stranieri e le persone affette da Aids (che attualmente sono nove) dovranno convivere condividendo spazi comuni come l’atrio, la cucina e diversi spazi ricreativi, andando a
pesare inevitabilmente sul lavoro degli operatori che devono sorvegliare 24 ore al giorno la struttura affinché norme e protocolli vengano rispettati. “La Caritas – conclude – ha sempre scelto di gestire poche persone proprio per fare davvero integrazione, un’accoglienza di grandi numeri non ha senso, non ha futuro e ha sempre gravi ripercussioni sul territorio. Serve un progetto, l’accoglienza cieca senza pensare al futuro non porta da nessuna parte”.