AGI – Con l’inflazione, gli italiani hanno perso sei carrelli di spesa all’anno. È quanto emerge dalla ricerca ‘Povere famiglie. L’impatto dell’inflazione sui redditi degli italiani’. L’indagine, presentata a Roma, è stata realizzata dall’Osservatorio nazionale dei redditi e delle famiglie in collaborazione con il Caf Acli e l’Iref, su un panel di oltre 600mila dichiarazioni dei redditi raccolte dal Caf Acli negli ultimi 4 anni.
Per rendere il senso dell’impatto dell’inflazione sulle tasche di single e famiglie, la ricerca ha trasformato la perdita di acquisto in carrelli di spesa persi per ogni tipologia reddituale. La media generale è di 6 carrelli persi all’anno, laddove ogni carrello corrisponde a 90 euro. Andando ad analizzare le tipologie, si scopre che i più penalizzati sono i bi-reddito senza carichi, che hanno dovuto rinunciare a 8 carrelli di spesa all’anno. Meno 6 carrelli all’anno per separati e divorziati senza carichi, single con o senza carichi, bi-reddito con carichi.
Vedovi e separati con carichi perdono meno degli altri, 5 carrelli di spesa all’anno. Infine, se la cavano meglio degli altri i monoreddito con coniuge, che devono rinunciare a 4 carrelli all’anno.
Tassa nascosta
Inflazione e guerra hanno eroso i redditi del ceto medio più del Covid. Aumentano le famiglie che entrano nella soglia di povertà. Dal 7,6% delle dichiarazioni 2022 si è passati al 9,8% del 2023. È quella che le Acli chiamano una “tassa invisibile”, non rilevabile in busta paga, ma che ha limitato fortemente le scelte di spesa, andando a colpire anche i beni primari. Dai dati raccolti emerge, infatti, come il 79 per cento dei dichiaranti analizzati abbia perso potere d’acquisto rispetto a prima del Covid. Solamente il 21 per cento lo ha incrementato.