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Perse la compagna lesbica prima di poterla sposare: ora l’Inps le riconosce la pensione

Feb 18, 2020

Si erano conosciute nel 1989, quando il Muro di Berlino crollava e quando c’erano ancora amori che non osavano dire il proprio nome, alla maniera di Oscar Wilde. Lilli Quitadamo incontra Maria Teresa Totaro: è amore totalizzante, tanto che dopo poco le due vanno a vivere insieme, a Manfredonia. Non c’erano le unioni civili, le coppie omosessuali per lo Stato semplicemente non esistevano.

E Lilli se ne è accorta qualche anno dopo, quando nel 2011 Maria Teresa muore improvvisamente, durante una risonanza magnetica all’ospedale Casa sollievo della sofferenza. “Avevamo deciso di sposarci, in Spagna o in Germania – ricorda Lilli – Teresa sarebbe andata in pensione due anni dopo” . All’epoca della sua morte ci fu pure un’interrogazione parlamentare, ma nulla poté placare il dolore di Lilli Quitadamo. Vedova per tutti, tranne che per la legge: “Volevo farla finita, non avevo più niente e niente più valeva”, racconta oggi.

Ora, a distanza di 30 anni dall’inizio del loro amore, ci pensa il tribunale di Foggia a ribaltare le carte in tavola. A Lilli è stata riconosciuta la reversibilità come partner superstite di una coppia lesbica. Anche se il loro amore non era stato certificato da un’unione civile. Ha fatto testo, però, il testamento che le due donne avevano firmato davanti a un notaio, nel quale si nominavano vicendevolmente eredi, e chiedevano di essere registrate in un unico stato di famiglia. Erano state previdenti, Lilli e Maria Teresa, ma la burocrazia – alla morte della seconda – è stata comunque un ostacolo difficile da sormontare.

A far pesare quell’amore lungo più di vent’anni hanno pensato due avvocati, Bruno Colavita e Giacomo Alessandro Celentano. Il primo ha suggerito a Lilli di presentare domanda amministrativa all’Inps: “Domanda che andava presentata obbligatoriamente online – ha detto l’avvocato a Gaynews – e i moduli prevedevano esclusivamente le categorie moglie/ marito ” . Si è preferito procedere con la tradizionale lettera per posta, e a un primo rigetto si è spostato tutto in ambito giudiziario. Senza alcuna tutela delle coppie omosessuali da parte dello Stato, prima del 2016, l’unico appiglio potevano essere alcune sentenze emesse dalla Corte di giustizia europea, alla quale nel 2018 si era nel frattempo aggiunta una pronuncia della Corte d’appello di Milano, per una vicenda simile. Mai, però, era stato chiamato in causa l’Inps.

E a riconoscere le ragioni di Lilli ha pensato una sentenza del tribunale di Foggia, nell’ottobre 2019: ha diritto alla reversibilità, a partire dalla data del decesso della compagna. Una pronuncia considerata storica, perché ha per la prima volta chiamato in causa l’Inps e perché riconosce un diritto a legami anteriori al 2016, anno della legge Cirinnà. Lo conferma il sottosegretario Ivan Scalfarotto ( Italia viva) su Twitter: ” Rappresenta una pietra miliare per i diritti civili. La pensione di reversibilità spetta anche al superstite della coppia di una persona morta prima dell’entrata in vigore della legge sulle unioni civili ” . L’Inps non si è appellato, e la sentenza è ormai definitiva: per chiunque, prima dell’entrata in vigore della legge sulle unioni civili, si trovava nelle condizioni in cui si è trovata Lilli, potrebbe agire per il riconoscimento della reversibilità.

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