• 9 Gennaio 2025 5:23

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Perché Musk salverà Stellantis (e non solo) dalle multe dell’Europa

Gen 8, 2025

Può davvero un solo uomo salvare i giganti dell’automobile dalle multe UE? L’industria sta affrontando una sfida cruciale: ridurre l’inquinamento per evitare sanzioni miliardarie. Ed è qui che entra in gioco Tesla. Al “pool” di condivisione delle emissioni di anidride carbonica gestito dalla Casa di Elon Musk hanno deciso di unirsi Stellantis, Toyota, Ford, Subaru e Mazda, come indica un documento pubblicato dalla Commissione UE il 6 gennaio.

Quota di mercato insufficiente

Nonostante l’urgenza della transizione, i marchi tradizionali sembrano arrancare, incapaci di tenere il passo con l’avanzata del full electric. Per una Norvegia dove le vetture elettriche (BEV) hanno il predominio, c’è un’Italia in cui rimangono limitate. Probabilmente, un giorno soverchieranno le alimentazioni alternative. Ma fino ad allora i Costruttori preferiscono andare coi piedi di piombo.

Lo giustificano i numeri: con una quota di mercato delle BEV del 14% nel 2023, la diffusione è ancora lontana dal soddisfare gli ambiziosi obiettivi dell’UE. Se le aziende non accelerano il passo, le conseguenze economiche rischiano di essere pesanti.

Le istituzioni comunitarie hanno fissato regole stringenti: una riduzione delle emissioni di CO2 del 15% entro il 2025 rispetto ai livelli di quattro anni prima. Dunque, almeno il 20% delle vendite dovrà essere composto da esemplari completamente elettrici. Con il 14% attuale, la possibilità di incorrere in penalità è concreta: si parla di 95 euro per ogni grammo di CO2 oltre il limite a veicolo. Le stime più pessimistiche indicano sanzioni complessivamente superiori ai 15 miliardi di euro.

La strategia di Tesla offre una boccata d’ossigeno ai produttori tradizionali. Tramite il “pool” di condivisione delle emissioni, coloro che non riescono a soddisfare i limiti possono acquistare crediti dall’azienda americana, la quale supera abbondantemente gli standard, grazie alla sua intera gamma di mezzi a zero emissioni.

Il sistema non solo scongiura penalità immediate, ma dà alle compagnie l’opportunità di gettare delle solide fondamenta nelle BEV: citando un portavoce Stellantis, “una soluzione pragmatica per ottimizzare le risorse e centrare gli obiettivi”. Tra i partecipanti figurano Peugeot, Opel, Alfa Romeo e la cinese Leapmotor.

Si unisce anche il Giappone

Secondo i dati ACEA, riportati da Automotive News Europe, il “pool” rappresenta quasi il 30% delle vendite di vetture in Europa nei primi 11 mesi del 2023. Nell’elenco degli aderenti spiccano anche nomi del calibro di Toyota, Subaru, Mazda e Ford. Le realtà giapponesi continuano, infatti, a puntare sull’ibrido come tecnologia principale.

L’approccio riflette un piano mirato: offrire una riduzione delle emissioni senza dipendere esclusivamente dalle infrastrutture di ricarica per le BEV, che, in molte parti del mondo, rimangono insufficienti. Con il suo modello di punta Prius, Toyota ha fatto dell’ibrido una bandiera, un’opzione intermedia verso un futuro più green. Tuttavia, la scelta conservativa porta dei contro: la pressione normativa e le nuove infrastrutture spingono sempre più consumatori verso l’elettrico.

Non è la prima volta che i “pool” vengono utilizzati per aggirare le multe. Nel 2021, diversi produttori, tra cui Volkswagen, Suzuki e Jaguar Land Rover, ricorsero a iniziative analoghe. Ma una parte di loro dovette comunque complessivamente sborsare oltre 500 milioni di euro. La strategia è, insomma, solo una soluzione tampone. Riusciranno i colossi europei a emanciparsi dall’ombrello di Tesla o rimarranno a traino del suo successo anche in futuro?

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