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Perché la scrittrice Edith Bruck ha rifiutato il Premio per la pace di Anzio

Nov 3, 2021

AGI – “Gentile Sindaco De Angelis, sarei tornata volentieri per il Premio per la Pace nella Sua città se nel frattempo non avessi saputo che è stata negata la benemerenza ad una mia correligionaria, Adele di Consiglio. Una donna sola, sopravvissuta alla barbarie nazifascista che ha annientato la sua famiglia come la mia. Invece è stata riconfermata la cittadinanza onoraria a Mussolini che ha ancora molti seguaci nel suo territorio e non solo ma nell’Europa stessa che ha poca memoria”.

Lo scrive in una lettera aperta Edith Bruck, poetessa e scrittrice sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, indirizzata al sindaco di Anzio Candido De Angelis per spiegare i motivi che la inducono a non accettare il Premio per la Pace che le sarebbe stato dovuto consengare il 20 gennaio 2022 in occasione del 78 anniversario dello Sbarco.

“Io – aggiunge Edith Buck – che come sopravvissuta alla Shoah, che da una vita scrivo e testimonio nelle scuole italiane, compito arduo e faticoso, senza l’odio verso alcuno, anzi nel nome della pace e fratellanza umana, avendo avuto la visita di Papa Francesco che mi ha chiesto perdono esteso al popolo martire, devo la fedeltà a me stessa e per la solidarietà con la signora Di Consiglio (che non conosco). La ringrazio ma non posso accettare il Premio per la Pace dove è in fermento la nostalgia attiva dell’epoca più vergognosa, incancellabile per chi l’ha vissuta”.

A stretto giro, arriva la risposta del sindaco: “Gentilissima Edith Bruck, profondamente amareggiato per il suo diniego, credo che lei sia stata oggetto di un gravissimo malinteso generato da un’informazione del tutto priva di fondamento o addirittura volutamente manovrata da chi, in questi anni, ha cercato di boicottare continuamente il lavoro di questa amministrazione. La città di Anzio durante il secondo conflitto mondiale è stata completamente rasa al suolo. Il prezzo pagato dalla popolazione è stato altissimo“, scrive De Angelis, in una lettera a Bruck.

“È proprio la nostra storia, e quella dei nostri padri, che ha ispirato – prosegue – quello che noi definiamo il percorso della memoria, un progetto culturale incardinato nella celebrazione dello sbarco alleato che si pone l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni, convinti che la conoscenza dei fatti realmente accaduti sia un potentissimo mezzo di sensibilizzazione alla condanna di ogni espressione di violenza, discriminazione, privazione della dignità umana, connaturate nel nazifascismo e in ogni forma di totalitarismo”.

Il sindaco ricorda: “Mai, lo sottolineo mai, da questa amministrazione è stata riconfermata la cittadinanza onoraria a Mussolini, facendo probabilmente riferimento all’obbligo del 1924 di tutti i comuni italiani di conferire l’onorificenza all’allora capo di governo. Giova ricordare che il mio primo incarico da sindaco di Anzio risale al 1998 e che nessuna delle amministrazioni precedenti dal 1946 in poi ha aperto il dibattito sulla revoca dell’onorificenza”.

E ancora, rivolto sempre alla scrittrice: “Scusi la franchezza ma le sue parole, che seguono la presentazione del suo libro nella nostra città, mortificano anni di impegno culturale e sociale che hanno portato alla decisione di istituire il premio per la pace della città di Anzio. Sono proprio questi atteggiamenti che non consentono una reale affermazione di un sentimento di pace universale, ostacolando chi ha scelto di fare, anche se nel suo piccolo, una rivoluzione culturale al di là degli schieramenti politici. La mortificazione non resta solo mia ma di una intera città e soprattutto degli studenti, che avrebbero partecipato in migliaia, al conferimento del premio della pace, e ai quali verrà sottratta l’occasione di accrescere il proprio bagaglio di esperienza umana. Rinnovando il mio rammarico e quello della città, mi rendo disponibile a un confronto sulla vicenda qualora lo ritenesse opportuno”, conclude il primo cittadino di Anzio.

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