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“Per te sposteremmo le montagne”, la lettera degli amici ad Antonio Megalizzi

Dic 14, 2018

TRENTO – Amici, studenti e colleghi giornalisti di Antonio Megalizzi hanno affisso un foglio sulla porta della casa di via Centa, a Trento, dove lo speaker in coma a Strasburgo vive assieme ai genitori e alla sorella, negli edifici riservati ai dipendenti delle Ferrovie dello Stato. E’ un testo commovente, che in queste ore costringe decine di passanti e di vicini di casa a fermarsi e a leggere, lasciando poi altri ricordi personali e inviti «a resistere e a ritornare a impegnarti per un’Europa con meno confini e con più giustizia».

Il testo della lettera aperta ad Antonio, scritto da uno studente universitario a nome di tutti, è questo: «Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Così Antonio lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico che ti resta vicino».

La lettera non è firmata, ma viene dedicata «Al nostro amico Antonio». Sui social emerge poi che Antonio Megalizzi, che domenica aveva raggiunto Strasburgo su un Flixbus per conto del progetto internazionale di radio universitarie Europhonica, stava lavorando all’idea di una nuova radio europea attraverso la quale giovani e studenti di ogni Paese raccontassero l’Europa ai loro coetanei sotto ogni punto di vista e in modo libero. A Strasburgo aveva trovato alloggio presso lo studente e collega polacco Barto Oren Niedzielski, assieme al quale al momento dell’aggressione aveva appena finito di lavorare e con cui stava camminando poco lontano dal mercatino di Natale della città alsaziana. Martedì sera erano uno accanto all’altro, Antonio ancora con le cuffie per le trasmissioni in testa, quando il terrorista Cherif Chekatt ha puntato loro la pistola alla nuca e ha sparato, davanti agli occhi delle altre amiche di Europhonica, Caterina Mosera e Clara Rita Stevanato, ancora sotto shock e rientrate nella notte in Trentino e nel Veneziano, dove risiedono.

A Strasburgo restano invece stazionarie le condizioni di Antonio Megalizzi, in coma farmacologico ma con un proiettile nella base del cranio, che i medici francesi considerano «non operabile» per l’estrema prossimità al midollo spinale. Ieri i medici si sono presi 48 ore di tempo per prendere una decisione: il papà Domenico, la mamma Annamaria, la sorella Federica e la fidanzata Luana Moresco gli sono vicini e ancora sperano «in un miracolo» che permetta allo speaker italiano di farcela e «di ritornare a lottare per il suo sogno degli Stati uniti d’Europa».

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