AGI – Il governo starebbe valutando la possibilità di un ‘divorzio consensuale’ con ArcelorMittal su ex Ilva per evitare un lungo contenzioso legale. È quanto filtra dall’incontro tra governo e sindacati in corso a Palazzo Chigi per affrontare la crisi della più grande acciaieria italiana.
Al tavolo sono presenti per il governo il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in videocollegamento e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per i sindacati sono presenti i rappresentanti di Fiom Cgil Michele De Palma, Fim-Cisl Roberto Benaglia, Uilm-Uil Rocco Palombella, Usb Sasha Colautti e Ugl metalmeccanici Giovanni Antonio Spera.
Entro mercoledì, viene riferito, si saprà se ci sono le condizioni per arrivare ad una intesa su questo tipo di scenario. Attualmente ArcelorMittal detiene il 62% di Acciaierie d’Italia, mentre la partecipazione pubblica di Invitalia è al 38%.
Primo obiettivo la continuità aziendale
Nel corso dell’incontro il Governo ha informato i sindacati in merito all’esito della trattativa di lunedì scorso 8 gennaio con il socio di maggioranza ArcelorMittal. La delegazione governativa ha riferito che si sta lavorando in modo serrato per definire il confronto con ArcelorMittal e procedere alacremente per individuare il percorso sul futuro dello stabilimento all’interno di un quadro chiaro e definito che ha come primo obiettivo la continuità produttiva dell’azienda.
I sindacati, specifica Palazzo Chigi, sono stati nuovamente convocati giovedì prossimo, 18 gennaio, per illustrare l’esito delle trattative di queste ore con ArcelorMittal. Il governo ha, inoltre, sottolineato che il metodo che si vuole continuare a portare avanti è quello di un ascolto reale e che saranno ricevute tutte le parti sociali e produttive. È stata infine data massima disponibilità, una volta chiuso il confronto con ArcelorMittal, a far partire presso il Ministero del Lavoro un tavolo per approfondire tutti gli aspetti legati all’occupazione e alla sicurezza sul lavoro.
Le reazioni dei sindacati
“Finalmente il governo ha deciso di non tornare indietro e di procedere sulla strada di assumere la gestione dell’azienda. Questo è il punto su cui con i lavoratori e dei lavoratrici abbiamo insistito per salvaguardare il futuro occupazionale dell’azienda e l’ambiente. Oggi il governo ha risposto anche alla nostra richiesta di mettere in sicurezza anche da un punto di vista della salute”, ha detto De Palma al termine dell’incontro.
“È dura ed è complicato – ha aggiunto – siamo ad un passo dal fatto che il governo si assuma le proprie responsabilità e che lo faccia anche ArcelorMittal, non volendo più investire. Ora però si apre un nuovo tema, la garanzia per il futuro dell’occupazione di tutti i lavoratori. A pagare il prezzo delle scelte sbagliate dei manager non possono essere i lavoratori”.
“E’ stata una una riunione importante”, ha dichiarato invece Benaglia, “il governo ha detto che l’incontro dello scorso 8 dicembre con i vertici di Mittal ha chiarito che non si puo proseguire con la gestione condivisa di Acciaierie d’Italia e ci ha confermato che in queste ore i tecnici di Invitalia e i tecnici di Mittal stanno lavorando su 3 punti: il divorzio consensuale, che ridurrebbe il pericolo di un contenzioso futuro, la continuità aziendale e produttiva, anche se la forma ancora non è stata definita, e che è pronto anche senza i Mittal a mettere le risorse necessarie per il rilancio”.
Entro mercoledì il parere dei legali
“Da oggi e fino a mercoledì il governo lavorerà per divorziare da ArcelorMittal, si spera in maniera consensuale. Nell’incontro di stasera ci aspettavamo di conoscere già un presa di posizione netta e la decisione presa dal governo per cambiare il destino dell’ex Ilva. Soprattutto dopo le dichiarazioni di questa mattina del ministro Urso al Senato, dove ha parlato di svolta. Invece, purtroppo, c’è bisogno di tempo ulteriore da parte dei ministri, perché si attende il parere dei legali per arrivare alla scelta definitiva. Parere che dovrà arrivare entro mercoledì”, spiega infine Palombella.
“Il futuro di 20 mila lavoratori, intere comunità e un asset strategico per il Paese, resta – prosegue – ancora una volta appeso a beghe legali tra due parti. Il governo ha avuto oltre un anno per fare tutti gli approfondimenti del caso, di andare a vedere cosa c’era negli accordi del 2020, ancora segreti e mai condivisi da noi. Ora è il momento del coraggio, della responsabilità, delle scelte nette e definitive, di passare dalle parole ai fatti”.