AGI – Vi è un rischio di un’inflazione persistente negli Stati Uniti. È quanto si legge nelle minute della riunione della Federal Reserve del 14-15 giugno scorso. I banchieri centrali statunitensi hanno segnalato la preoccupazione che l’inflazione alle stelle potesse diventare persistente e hanno ribadito la volontà di continuare ad alzare i tassi di interesse per contenere le pressioni sui prezzi. I banchieri si sono detti preoccupati “che le pressioni inflazionistiche non avessero ancora mostrato segni di attenuazione”.
Molti di loro hanno affermato che vi era “un rischio significativo… che l’inflazione elevata potesse consolidarsi se l’opinione pubblica avesse iniziato a mettere in dubbio la determinazione del Comitato” ad agire.
“I partecipanti hanno concordato sul fatto – si legge nelle minute – che le prospettive economiche giustificano il passaggio a un orientamento restrittivo della politica e hanno riconosciuto la possibilità che un orientamento ancora più restrittivo possa essere appropriato se le elevate pressioni inflazionistiche dovessero persistere“.
I verbali mostrano quindi che la Fed apapre decise a proseguire gli sforzi per raffreddare l’economia almeno fino alla fine dell’anno. Con gli alti prezzi dei generi alimentari, dell’energia, delle abitazioni e di altri beni che stanno schiacciando le famiglie americane, i membri della Fed “hanno sottolineato che un adeguato irrigidimento della politica monetaria, insieme a comunicazioni chiare ed efficaci, sarebbe essenziale per ripristinare la stabilità dei prezzi”.
Rimane comunque il rischio che l’inflazione continui ad accelerare nell’incertezza sulla durata degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina e delle chiusure di Covid-19 in Cina. I banchieri hanno riconosciuto che potrebbero dover essere ancora più aggressivi nell’inasprire la politica monetaria “se le elevate pressioni inflazionistiche dovessero persistere”. Ma i verbali sottolineano che i rischi di inflazione rimangono “inclinati verso l’alto”.