• 21 Settembre 2024 9:39

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Per il Pnrr la parola d’ordine è accelerare

Mag 25, 2024

AGI –  Accelerare. Questa è la parola d’ordine che va utilizzata per fare sì che il Pnrr esprima al meglio tutte le sue potenzialità. Lo ha detto chiaramente Josef Nierling, amministratore delegato Porsche consulting in Italia, che nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, suggerendo  una serie di strumenti “rivoluzionari” da adottare per tradurre in azioni i progetti: “Digitalizzazione, come l’adozione di Bim o le tecnologie Gis, costruire fuori cantiere applicando una logica orientata al prodotto e semplificare le procedure”, per impedire che i vincoli della burocrazia rallentino i lavori sono gli spunti lanciati e poi approfonditi nella tavola rotonda.

 

Il tema normativo è stato ripreso dal sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, che ha rilevato come “se vogliamo consentire alle imprese e al sistema produttivo di assorbire questa mole di denaro dobbiamo agire per sottrazione normativa; ma questo vuol dire fare meno norme e farle più chiare e lavorare non tanto su normazione primaria ma su normazione secondaria”.

 

Un altro elemento di criticità è stato individuato da Carlo Costa, direttore tecnico generale di Autostrada del Brennero: “Di fronte a una sfida grande come questa occorre, prima di tutto, una rivoluzione culturale, che passa da una razionalizzazione del sistema: Autostrada del Brennero ha ottenuto il massimo del finanziamento su fondi Pnrr per la realizzazione di quattro Centri di distribuzione a idrogeno. Noi siamo qualificati come stazione appaltante e ci lavorano a tempo pieno 20-25 persone. Perché i piccoli Comuni possano portare avanti progettualità di un certo livello devono far riferimento a Centri di competenza sovracomunali”.

 

Una posizione condivisa sia dal sottosegretario, che da Federica Brancaccio, presidente Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, che ha ribadito la necessità di “alzare i requisiti delle stazioni appaltanti”. Quindi Brancaccio è tornata sul tema dei tempi e della centralità del mondo delle costruzioni in questa sfida. Ha riconosciuto che, come sottolineato dal giornalista de Il Sole 24Ore Gianni Trovati, chiamato a moderare la tavola rotonda, il comparto ha sofferto un “effetto spiazzamento perché il nostro Paese proveniva da una stagnazione/recessione troppo lunga. Il sistema si è trovato quindi fragile di fronte a questa sfida ma ha reagito bene. Abbiamo messo in piedi un sistema di monitoraggio per vedere il reale avanzamento dei cantieri e possiamo constatare che ci troviamo a un  20-30% in più rispetto alle stime”.

 

Ma qual è dunque la reale road map del Pnrr? Lo ha chiarito Carlo Altomonte, direttore, PNRR Lab Università Bocconi: “Il ritardo c’è – ha ammesso – ma è del 15% rispetto a quanto preventivato, un gap “recuperabile se il tessuto amministrativo e produttivo sarà pronto ad assorbire la spesa prevista. Essere a metà del piano non significa dover essere a metà della spesa – ha chiarito –. D’accordo con la commissione europea sapevamo che nella prima metà avremmo speso un terzo”.  E se davvero si dovesse spostare la scadenza? Al quesito posto da Trovati il sottosegretario Freni ha risposto: “Il target del 2026 credo sia realizzabile ma visto che quando è stato scritto il Pnrr nessuno immaginava quanto successo in Ucraina e la crisi energetica non mi sentirei di definire così terribile uno spostamento al 2027”.

 

Simona Fontana, direttore generale Conai, ha riportato quindi quanto fatto dalla propria realtà, consorzio no profit cui aderiscono oltre 700mila imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi. “Ci siamo attivati con Anci – ha detto – per supportare gli enti locali in iniziative che migliorassero la raccolta e il riciclo. Questo ha consentito a 189 enti locali del Mezzogiorno di presentare progetti a valere su linee di finanziamento dedicate per 115 milioni”.  

 

Area, quella del Mezzogiorno, che secondo Marco Venturelli, segretario generale Confcooperative, meritava  qualcosa in più: “Il PNRR è stato pensato come leva keyensiana per costruzioni, grandi player e infrastrutture. Va bene, ma bisogna pensare alle PMI e alle aree interne. Sì è pensato a investimenti per realizzare opere e strutture, ma resta il tema su come e chi gestirà questi servizi, in maniera duratura e sostenibile nel tempo, soprattutto in un periodo di finanze pubbliche scarse” ha affermato.

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