“Sono stati individuati 53 potenziali rischi per la salute umana associati al cibo a base cellulare. Tra questi, il rischio di contaminazione microbica, allergie, fenomeni cancerogeni che necessitano di valutazioni più approfondite di quelle attuali”. Così la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei ministri Matilde Siracusano, rispondendo a un’interpellanza urgente alla Camera, ha spiegato i motivi del divieto posto dal governo alla produzione e commercializzazione di carne sintetica in Italia citando un rapporto congiunto Fao-Oms. Rapporto che con ogni probabilità la sottosegretaria non ha mai letto. L’impressione è che, ancora una volta, il governo si sia limitato a fare da portavoce a Coldiretti riprendendo toni allarmistici del tutto infondati rispetto al contenuto di quello studio.
Fao e Oms spiegano innanzitutto come la produzione di carne di origine animale si sia evoluta nel corso di migliaia di anni per soddisfare la domanda di alimenti sicuri e convenienti fonti di proteine. La produzione e il consumo globale di prodotti con proteine animali continuano ad aumentare e, con una popolazione globale in rapido aumento, “è importante valutare attentamente se gli alimenti a base cellulare aiuterebbero a fornire alimenti sani, nutrienti e sostenibili cibo per le generazioni future, riducendo allo stesso tempo gli impatti ambientali, ad esempio utilizzando in modo significativo meno terra e acqua, emettendo meno gas serra, riducendo l’inquinamento legato all’agricoltura, migliorando gli animali da allevamento benessere e riducendo il rischio di malattie zoonotiche che possono diffondersi dagli animali all’uomo”, si legge.
Quanto alla sicurezza di questi prodotti alimentari a base di cellule, si spiega come il gruppo tecnico all’interno del rapporto abbia individuato i “potenziali pericoli che potrebbero essere introdotti durante l’approvvigionamento/coltura cellulare, la produzione, la raccolta e la lavorazione”. Attenzione, qui non si parla di rischi specifici riguardanti la sola produzione e consumazioni di carne sintetica ma, alla luce di potenziali pericoli già presenti nella produzione di alimenti convenzionali, vengono fornite alcune indicazioni ad hoc sulle buone pratiche di produzione da seguire e sui controlli da attuare per poter avere un prodotto sicuro.
Nel rapporto si citano ad esempio possibili “rischi chimici” dovuti a contaminanti. Questo pericolo può essere controllato “avendo accesso alle cartelle cliniche degli animali di origine, che possono essere utilizzate per guidare l’approvvigionamento sicuro di cellule”. Inoltre, si spiega come questo pericolo “non è esclusivo degli alimenti a base di cellule poiché è presente anche nel bestiame convenzionale”. E ancora, i rischi derivanti da composti tossici prodotti naturalmente da alcuni microbi in determinate condizioni, può essere controllato “evitando un approvvigionamento cellulare da tessuti noti per produrre determinate tossine”. Anche questo pericolo “è presente anche negli alimenti convenzionali”. Lo stesso discorso vale per le sostanze e i materiali utilizzati per il processo di produzione alimentare a base cellulare che potrebbero contenere sostanze chimiche contaminanti. “Questo tipo di pericolo è comune in molti alimenti e processi di produzione alimentare, e le misure di controllo sono comunemente utilizzate per gestire i potenziali rischi per la sicurezza alimentare”, si sottolinea nel rapporto. Le stesse conclusioni vengono riportate per quanto riguarda gli additivi, l’uso di antibiotici, gli allergeni e così via. Preoccupazioni già attenzionate negli alimenti convenzionali.
Il rapporto dunque, a differenza di quanto raccontato alla Camera, non contiene specifici allarmi per la salute umana dettati dalla produzione e consumazione di carne sintetica tali da giustificare il divieto posto dal governo. Piuttosto è un primo intervento per individuare delle corrette linee guida sulla produzione e controlli di questi alimenti tali da garantire la sicurezza dei consumatori. Niente di più o di tanto diverso rispetto a quello che già non si faccia per gli altri prodotti convenzionali di consumo alimentare.