MILANO – Il governo mette sul piatto due nuove proposte al tavolo con i sindacati sulle pensioni: l’estensione dello stop all’aumento dei requisiti anche per le pensioni anticipate, per i lavoratori delle 15 categorie già individuate, e nuove risorse per portare a regime l’Ape social.
“Abbiamo deciso di arricchire il pacchetto di provvedimenti che vi avevamo proposto la settimana scorsa con altre misure di un certo peso”, ha detto il premier Paolo Gentiloni. “In particolare: l’estensione dell’esenzione per le 15 categorie anche le pensioni di anzianità e non solo per quelle di vecchiaia. Ed in secondo luogo l’istituzione attraverso una norma di un fondo con potenziali risparmi di spesa per consentire la proroga e la messa in regime dell’ape sociale, al termine del periodo di sperimentazione”. Il Governo ha illustrato e consegnato un documento di tre cartelle ai sindacati che si sono riuniti per valutarlo, facendo riprendere il confronto dopo poco più di un’ora. “È giusto che vengano attenuati alcuni effetti nell’applicazione e nel metodo di calcolo dell’aspettativa di vita. Tutte cose sacrosante, di equità sociale e giuste in sé”, ha spiegato ancora il presidente del Consiglio parlando di “misure doverose”. “È un pacchetto di misure importante alla luce delle risorse limitate del bilancio”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
COSA CAMBIEREBBE
Fino ad oggi infatti il governo si era limitato ad escludere 15 categorie lavorative dall’aumento dell’età pensionabile, determinante per accedere alla pensione di vecchiaia, quella che dipende cioè soltanto all’età. Ora l’esecutivo intende – sempre per quanto riguarda le stesse categorie – estendere la salvaguardia anche per chi va in pensione per anzianità contributiva, cioè sulla base degli anni lavorati e dei contributi versati. Per andare in pensione in anticipo rispetto all’età di vecchiaia (con l’ex “pensione di anzianità”, oggi pensione anticipata) dal 2019 saranno infatti necessari 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne per via dello scatto conseguente all’adeguamento dell’aspettativa di vita, cresciuta di 5 mesi. Al momento per l’uscita anticipata verso la pensione ci vogliono invece 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.
La nuova proposta del governo allarga, quindi, lo stop già proposto per le 15 categorie di lavori gravosi, per i quali è stata già prospettata l’esenzione dall’aumento (sempre di cinque mesi) dell’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019. Ad oggi invece l’età pensionabile è fissata a 66 anni e 7 mesi.
L’apertura del governo viene soltanto parzialmente incontro alle richieste dei sindacati che nei giorni scorsi avevano sollecitato da un lato l’estensione della platea dei salvaguardati, non solo quindi alle 15 categorie, dall’altro l’invito a considerare lo stop all’incremento anche per le pensioni cosiddette di anzianità.