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Pensioni, piano in sette punti del governo: costa 300 milioni

Nov 13, 2017

ROMA – Il governo presenta un piano in sette punti e 300 milioni di risorse ai sindacati sul tema delle pensioni. Viene incontro alle richieste di Cgil, Cisl e Uil sull’allentamento dei requisiti per la pensione di anzianità a partire dal 2019, quando scatterà l’innalzamento dell’età pensionabile per via dell’aumento dell’aspettativa di vita. Mentre le categorie esentate rimangono le 15 di cui si parla da giorni (le 11 categorie di lavori gravosi individuate ai fini dell’Ape, l’anticipo pensionistico, e in più i lavoratori agricoli, siderurgici, marittimi e i pescatori). Rimangono fuori postini, vigili del fuoco e lavoratori della ristorazione, categorie delle quali si era parlato in questi giorni come possibili beneficiarie della norma. Protesta la Fipe: “Il lavoro di chi fatica tutto il giorno nei bar e ristoranti italiani merita pienamente di essere considerato nelle categorie delle mansioni usuranti”, scrive in una nota l’associazione di categoria legata a Confcommercio.

GENTILONI: “Proposta innovativa”

Dopo l’incontro tecnico della mattinata, nel tavolo politico del tardo pomeriggio il premier Paolo Gentloni ha portato una proposta “innovativa sulla previdenza rispetto al punto di partenza” articolata in 7 punti dal costo complessivo di 300 milioni di euro. Presenti con lui i ministri del lavoro, Giuliano Poletti, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “Credo che sia stato fatto un buon lavoro. Nelle condizioni date il governo mette in campo un impegno finanziario importante. Ci sono le condizioni per dare un messaggio positivo al paese, mi auguro che si possano concretizzare”, ha detto Gentiloni a Cgil, Cisl e Uil.

Oltre allo stop dell’aumento per i 15 lavori usuranti, i punti presentati dal governo prevedono: via libera ad una commissione che studi la gravosità delle occupazioni e che valuti la classificazione tra previdenza ed assistenza ai fini di una migliore separazione; revisione del meccanismo di calcolo dell’aspettativa di vita sulla base della media e non delle differenze di picco; sostegno alla previdenza integrativa dei lavoratori pubblici; miglioramento del fondo di integrazione salariale; riutilizzo delle risorse dell’Ape social nel 2018; riutilizzo delle risorse dei precoci per 2018.

CAMUSSO insoddisfatta

Sull’aspettativa di vita le proposte e la platea degli esentati da quota 67 avanzate dal governo “sono insufficienti. Le distanze sono ancora molto significative e le proposte fatte oggi non delineano una facile soluzione”. Così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine del tavolo a Palazzo Chigi “Abbiamo un incontro sabato, il tempo tra qui e quell’incontro il governo dovrebbe impegnarlo per definire una risposta a tutti i punti della nostra piattaforma”, ha aggiunto.

I DETTAGLI per l’anticipo: servono 30 anni di contributi

I termini della proposta del governo erano stati affrontati prima dai tecnici: secondo quanto riferito da fonti sindacali, saranno necessari 30 anni di contributi e aver svolto lavori gravosi per 7 anni negli ultimi 10. Confermato il nuovo meccanismo di calcolo delle aspettative di vita così come indicato nell’ultimo incontro, sempre tecnico, tra governo e sindacati, che partirebbe dal 2021: verrebbero considerate anche eventuali diminuzioni ed il calcolo avverrebbe su base biennale. L’esecutivo non avrebbe fornito stime sui costi.

Il calcolo dallo scatto del 2021 sarà biennale come prevede la legge ma basato sulla media del biennio precedente (2018-2019), contro la media ancora precedente, invece di una differenza netta tra gli anni come è stato finora. Si terrà conto inoltre delle eventuali riduzioni dell’aspettativa di vita anche se si scaleranno a questo punto nel biennio successivo. I sindacati continuano a ritenere che la stima dei “salvaguardati” dall’aumento dell’età pensionabile nel 2019 da parte del governo sia troppo ottimistica (per il governo si tratterebbe di 15.000-17.000 lavoratori).

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