• 5 Dicembre 2025 23:23

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Pensione anticipata a 64 anni? Cgil: “Un miraggio per chi ha salari medi e carriere precarie”

Set 18, 2025

AGI – La Cgil boccia la nuova proposta del governo di usare il Tfr come rendita integrativa per consentire il pensionamento a 64 anni. Irrealizzabile per chi ha avuto redditi bassi durante la propria vita lavorativa, o carriere discontinue o precarie. 

“Il Governo, da quando é in carica, ha fatto crescere di oltre 500 euro l’importo soglia per il pensionamento anticipato nel sistema contributivo, rendendolo un miraggio. Prima crea il problema, e poi prova a spacciare per soluzione un rimedio inefficace”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione.

Precarietà e salari bassi sono un vero ostacolo per l’uscita

“Il vero nodo – sostiene – é quello della precarietà e dei salari: fissare una soglia così alta significa rendere impossibile l’uscita a 64 anni alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Basterebbe fare i calcoli: con retribuzioni medie o basse la soglia non é raggiungibile nemmeno dopo 40 anni di contributi e con l’utilizzo del Tfr”.

L’Ufficio previdenza della Cgil nazionale ha elaborato un’analisi sulla proposta del Governo di utilizzare il TFR per consentire l’uscita a 64 anni, “uscita che – come ricorda Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Confederazione – era stata prevista dalla legge Fornero”.

“I dati parlano chiaro: da quando é in carica questo Governo – spiega il dirigente sindacale – l’importo soglia é cresciuto a dismisura: nel 2025 la soglia é di 1.616,07 euro (+306,65 euro rispetto al 2022, +23%) e nel 2030 arriverà a 1.811,78 euro (+502,36 euro rispetto al 2022, +38%). Solo questo incremento richiede un montante contributivo aggiuntivo di oltre 128.000 euro: un traguardo irraggiungibile per chi ha carriere discontinue e salari medi o bassi, che richiederebbe una retribuzione aggiuntiva di 388.953 euro al 2030″. Anche l’utilizzo del TFR da sommare al montante contributivo maturato di fronte a questi numeri per la Cgil sarebbe appunto “inefficace”, come le nostre simulazioni dimostrano chiaramente. 

 “La maggioranza dei lavoratori – dichiara Cigna – non riesce a raggiungere la soglia: con 8.000 euro annui di retribuzione, dopo 40 anni la pensione stimata é di appena 505 euro al mese; con 20.000 euro si arriva a 1.263 euro; solo chi ha redditi elevati supera i requisiti, mentre chi lavora tutta la vita con salari medi resta comunque sotto le soglie. Persino con la retribuzione media del settore privato, pari a 23.700 euro annui, dopo 40 anni la pensione stimata é di 1.496 euro, ben al di sotto della soglia prevista per il 2030″.

Lara Ghiglione ribadisce che “il TFR é salario differito, parte integrante della retribuzione: utilizzarlo in questo modo significa intaccare diritti certi senza risolvere nulla. Il Governo aveva promesso il superamento della legge Fornero – conclude la segretaria confederale della Cgil – ma nei fatti non solo ha azzerato la flessibilità in uscita, ha addirittura aggravato una legge che continua a evocare solo negli slogan. Anziché eliminare soglie impossibili le ha alzate, e adesso vorrebbe trovare soluzioni. Noi continueremo a batterci per una vera riforma previdenziale che assicuri equità, giustizia sociale e una pensione dignitosa per tutte e tutti, costruendo una pensione di garanzia per i più giovani”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close