Anche Ezio Mauro, per 20 anni direttore di Repubblica e autore della “Dannazione”, un libro uscito da pochi giorni in cui si rievoca come lo strappo con i socialisti abbia per sempre segnato la storia del Pci, coglie quel senso di vuoto che ha poi lasciato il partito di Gramsci e Togliatti. «È una assenza – precisa Mauro – che ha ben espresso Norberto Bobbio, mio professore di filosofia del diritto. Un intellettuale che pure non aveva risparmiato critiche anche a Berlinguer. Bobbio ha detto: è adesso? Adesso, senza il Pci, chi si farà carico di questa speranza? Credo che questa domanda non sia mai stata così attuale», conclude Mauro.
Anche Sergio Staino, lo storico vignettista dell’Unità, che con Bobo ha messo in luce i tanti dubbi degli iscritti , ha scritto una sua “Storia sentimentale del Pci” in cui mette in luce, questa volta senza disegni, le grandi illusioni di quella stagione. «Sì, ma poi ebbi anche molte delusioni, come quando nel 1967 andai in Unione Sovietica e alle mie domande rispondevano cambiando sempre discorso», risponde Staino. «Però la mancanza del Pci oggi si sente. Mi manca il cuore, l’anima, i suoi valori. Tutto questo non c’è più ed è un guaio. Ora siamo in un quadro di liberalismo democratico, ma tutte ciò non basta a ritrasmettersi quel senso di sentimento perduto. Nel Pd questo sentimento non lo ritrovi…».
D’accordo, ma quante divisioni, quanto settarismo? Perchè?
«Non so darne una vera spiegazione. Mio nonno, iscritto dal ’21, mi disse che avrebbe votato comunista fino a quando il Pci sarebbe andato al potere. Poi lui sarebbe andato subito all’opposizione…Questo è il Pci: da un lato c’è un forte senso di appartenenza, dall’altro questi drammatici elementi di fuga che lasciano cicatrici indelebili. Penso ai grandi leader…. A Massimo D’Alema afflitto dalle sue megalomanie. A Bersani, bravo certo, ma con quel suo partitino… Non parliamo di Renzi, cinico inguaribile. O dell’attuale Pd che taglia i parlamentari per correre dietro ai grillini. Dei grandi leader salvo Berlinguer e poi Occhetto, che ha avuto molto coraggio. Io ero titubante, più per questioni affettive che razionali. Ma in verità, dopo la Russia e la Cina, la parola “comunismo” era diventata impronunciabile. Peccato, perchè la sinistra ha fatto moltissimo per costruire un popolo consapevole, e penso anche all’idea di Europa. Il Pci con le sue sezioni, e la sua presenza nel territorio, ha costruito una generazione di italiani colti e preparati. Li ha educati a leggere a imparare. Dove vado adesso? Dove vado?».
Piccola bibliografia recente sui 100 anni del Pci
Marcello Flores, Giovanni Gozzini, Il vento della rivoluzione. La nascita del Partito comunista italiano, Laterza cultura storica, euro 22,80
Ezio Mauro, La dannazione, Feltrinelli, euro 18
Sergio Staino, Storia sentimentale del Pci, Piemme, euro 17,50
Luciano Canfora, La metamorfosi, Laterza, euro 12
Aldo Tortorella, Sui motivi di una metamorfosi, in Critica Marxista, gennaio aprile 2021
Mario Pendinelli, Marcello Sorgi, Quando c’erano i comunisti, Marsilio Specchi, euro 18
Claudio Petruccioli, Rendiconto. La sinistra italiana dal Pci a oggi, La nave di Teseo, euro 20
GianGiacomo Cavicchioli, Emilio Gianni, PCd’I 1921. 100 anni 100 militanti del Partito comunista italiano, Edizioni Lotta Comunista , euro 9,50
Domenico Del Prete, Il processo di via Barberia. La requisitoria che annnunciò la fine del Pci,Edizioni Illustrata, euro 15
Piero Fassino, Dalla rivoluzione alla democrazia, Donzelli, euro 19
Luca Telese, Qualcuno era comunista, Sperling & Kupfer, euro 20