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Paura sui mercati per il rialzo dei rendimenti: a Tokyo un lunedì nero, Borse Ue deboli

Feb 5, 2018

MILANO – Ore 10.25. Il rialzo dei rendimenti obbligazionari, legato all’aspettativa di una ripresa dell’inflazione negli Stati Uniti che potrebbe chiamare a un percorso di stretta monetaria accelerato da parte della Fed, continua ad alimentare la correzione dei mercati azionari. Dopo la seduta nera di Wall Street dello scorso venerdì, quando il Dow Jones ha perso 2,5 punti percentuali, le vendite sono continuate stamattina su Tokyo. L’indice Nikkei ha lasciato sul terreno il 2,55%, ossia 592,45 punti, contraendosi a quota 22.628,06. Male anche l’indice allargato Topix che ha ceduto il 2,17%. Aprono in rosso anche le Borse europee, con Milano che segna -0,66%. Londra cede l’1,19%, Parigi lo 0,55%, Francoforte arretra dello 0,66%. Anche i future sulla Borsa Usa sono in rosso. A livello globale, nota l’agenzia finanziaria Bloomberg, siamo nel mezzo di un ribasso azionario che non si vedeva da un paio d’anni. A Piazza Affari soffre ancora Leonardo, che viene anche sospesa nelle prime fasi di contrattazione.

Gli addetti ai lavori si chiedono se sia solo una correzione lieve, generata anche dalle prese di profitto dopo la corsa a continui record dei principali listini, o qualcosa di più incisivo. “Probabilmente la ritirata” degli investitori “durerà ancora un po’, perché i mercati devono riprezzare il fatto che la Fed probabilmente aumenterà i tassi più volte di quanto stimato fino ad ora”, ha spiegato lo strategist di AMP Capital Shane Oliver, all’agenzia Usa. In ogni caso, l’esperto descrive l’attuale momento di ribassi come una “correzione necessaria da tempo – nell’ordine del 10% o simile – piuttosto che un vero e proprio ingresso in una fase da ‘orso’ del mercato”, ovvero di vendite prolungate con perdite superiori ai 20 punti percentuali. A suo dire, infatti, il rialzo dei rendimenti dei bond non è così tremendo e all’orizzonte, negli Stati Uniti, non si vede una recessione. I Treasury hanno iniziato il 2018 intorno al 2,4% di rendimento e sono arrivati a sfiorare il 2,9% lo scorso venerdì, dopo che è emersa una crescita dei salari e del lavoro Usa superiore alle attese. L’indice Msci Asia Pacific, intanto, ha perso il 3,4% la scorsa settimana, come non accadeva dal gennaio 2016.

L'indice Vix, che misura la volatilità attesa dagli investitori Usa, è salito nettamente nelle ultime sedute

L’indice Vix, che misura la volatilità attesa dagli investitori Usa, è salito nettamente nelle ultime sedute

Sul fronte valutario, l’euro è invariato nei confronti del dollaro all’inizio della settimana, con il cambio a 1,2455. Il dollaro cede invece nei confronti dello yen a 110,02. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è in leggero ampliamento ma sempre in area 130 punti base. Fino ad ora, nonostante l’avvicinarsi di elezioni molto incerte, gli investitori non hanno preso di mira il debito italiano, anche se nei giorni scorsi sono emerse scommesse speculative al ribasso da parte di grandi hedge fund contro alcuni dei maggiori titoli di Piazza Affari.

Anche le altre Borse asiatiche sono andate male, con Hong Kong in calo del 2,7%, Seul dell’1,3% e Sydney dell’1,6%. Come accennato, la scorsa settimana si è chiusa in forte rosso per Wall Street. Oltre alla seduta negativa di venerdì, il bilancio dell’ottava è stato il peggiore da due anni: il Dow Jones ha segnato -4,1%, lo S&P -3,9%, il Nasdaq -3,53%.

L’appuntamento macro principale della giornata è il discorso di Mario Draghi all’Europarlamento, atteso nel tardo pomeriggio. In Italia l’indice Pmi che monitora il settore dei servizi é salito più del previsto a gennaio toccando i massimi da luglio del 2007 a 57,7 punti da 55,4 di dicembre. Positivia anche il dato dell’Eurozona, con il pmi composito a 58,8 punti, il valore più alto da giugno 2006. Sempre dall’area euro sono attesi anche i dati sulle vendite al dettaglio e la fiducia degli investitori. In Giappone l’indice Pmi servizi si è attestato a gennaio a 51,9 punti, in rialzo rispetto ai 51,1 punti di dicembre. Il dato è atteso anche dagli Usa, mentre in Cina l’omologo indicatore Caixin si è portato a 54,7 punti a gennaio, top dal maggio 2012.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio si rimette in moto dopo che la scorsa settimana ha perso l’1% in area 65,5 dollari al barile. I future del Wti sono però ancora in calo di circa lo 0,8%.

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