• 24 Novembre 2024 16:36

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Patto di stabilità, l’accordo non c’è. Per ora

Dic 8, 2023

AGI – La cena dell’Ecofin si è chiusa senza un accordo sul nuovo Patto di stabilità e crescita. “La presidenza spagnola ha lavorato intensamente, considerando attentamente tutti gli Stati membri, per allineare le posizioni e ha messo sul tavolo un nuovo testo di compromesso”, spiega una fonte diplomatica alla conclusione dei lavori dopo otto ore di confronto (dalle 20 alle 4 del mattino).

“Abbiamo fatto molti progressi oggi. Si tratta di un negoziato impegnativo e ci stiamo arrivando. Al tavolo c’è la volontà di concludere un accordo, ma c’è ancora del lavoro da fare. Abbiamo bisogno di valutazioni giuridiche e consultazioni sulla nostra proposta, che non abbiamo potuto portare a termine stasera. Oggi siamo andati il più avanti possibile. Continueremo il lavoro nei prossimi giorni. Gli elementi costitutivi di un accordo ci sono, ma è necessario il lavoro finale sulla stesura e sulla calibrazione giuridica”, afferma ancora la fonte europea. 

Il testo di compromesso presentato dalla presidenza spagnola di turno del Consiglio Ue nella prima versione scontenta tutti. L’intesa – racconta chi era presente in sala – sembrava tutt’altro che vicina. È in salita, senza tirare fuori percentuali che potrebbero essere ben più basse rispetto a quelle espresse agli arrivi all’Eurogruppo.

Nessun Paese si è detto apertamente soddisfatto del testo presentato (ma d’altronde l’ex vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, diceva che un compromesso è buono quando scontenta tutti perché ciascuno deve rinunciare a qualcosa). Si tratta su numeri ma anche di approcci. Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti – a quanto si apprende – ha ribadito la sua posizione: “Non si può dire che l’Italia non è d’accordo sul nuovo Patto. L’Italia è a favore di un rientro dal debito con un aggiustamento serio e sostenibile. Rigoroso ma sostenibile”. Nella sostanza per il titolare del Mef, “le regole fiscali devono essere coerenti con gli obiettivi politici che ci siamo dati nei nostri Paesi e in Europa”.

Nello specifico, nell’ultima bozza viene richiesto un taglio medio minimo del debito pari all’1% annuo per i Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% del Pil (0,5% per quelli con debito sopra il 60%) e stabiliscono l’obiettivo di ridurre il deficit all’1,5% come margine di sicurezza. Il ministro francese, Bruno Le Maire, chiede in particolare che, nel caso dei Paesi che si impegnano a realizzare una serie di investimenti e riforme, l’aggiustamento strutturale venga ridotto dallo 0,5% allo 0,3% del Pil, ma il suo omologo tedesco Christian Lindner non vede favorevolmente l’opzione.

“I deficit eccessivi devono avere un trattamento differenziato, serve più ambizione per combattere i deficit eccessivi”; ha affermato al suo arrivo alla riunione, riconoscendo il punto di divergenza con il collega francese nonostante Parigi e Berlino siano d’accordo sul 90% del testo. Gli Stati membri restano inoltre divisi sull’indicatore con cui verrà misurato l’aggiustamento del deficit: attualmente si prende il deficit strutturale, ma l’Italia (tra gli altri) chiede che venga utilizzato il deficit strutturale primario, che esclude il pagamento degli interessi sul debito. 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close