Parma sarà Capitale italiana della cultura 2020. Lo ha deciso questa mattina la giuria di selezione del Mibact guidata dal presidente Stefano Baia Curioni che ha comunicato al ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, l’esito della selezione.
Alla città un milione di euro dal ministero e un ritorno di immagine ad ampio raggio. Il sindaco Federico Pizzarotti poco dopo la proclamazione a Roma nelle sede del Mibact: “Sono più emozionato oggi del giorno delle elezioni. Mi avete lasciato senza parole. Questa ocacsione ci dà una grande possibilità” ha commentato molto emozionato.
Parma ci aveva già provato nel 2016 ma il titolo allora era andato a Pistoia. Il primo cittadino ha ricordato le altre finaliste emiliane, Piacenza e Reggio, a cui Parma è legata dall’associazione Destinazione turistica emilia e con cui “vogliamo continuare a lavorare insieme”.
Il ministro Franceschini, nello spiegare la scelta unanime della giuria, ha sottolineato la capacità di fare rete e sinergia tra pubblico e privato, nel produrre l’offerta culturale.
“La competizione – ha sottolineato – diventa ogni anno più forte, con città che presentano progetti straordinari. È una scelta difficile, ma la commissione ha deciso all’unanimità. Parma è sicuramente una città che ha tante ragioni legate all’arte, alla musica, al cibo. È una bellissima città”.
La città del Correggio e Parmigianino, di Bodoni e Toscanini, del maestro Giuseppe Verdi, dei Bertolucci, la città dal nobile passato, petite capitale, città ducale con Maria Luigia d’Asburgo ha tagliato il traguardo.
In lizza c’erano anche Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.
Un successo che si aggiunge a quello di Città creativa della Gastronomia Unesco ottenuto nel 2015.
I 32 PROGETTI CHE HANNO PORTATO ALLA VITTORIA
Nella presentazione della candidatura l’Amminitrazione comunale, guidata dall’assessore Michele Guerra, e il comitato scientifico (di cui hanno fatto parte, tra gli altri, Bernardo Bertolucci, Franco Maria Ricci che ha disegnato il logo e Giacomo Rizzolatti) ha puntato sui sette distretti socio-culturali, dislocati in diverse aree della città, che diventano spazi di creatività, riflessione, rigenerazione e innovazione.
Nello specifico trentadue progetti stretti attorno al claim della candidatura – La cultura batte tempo – e a un ambizioso progetto pilota. Quattro i pilastri (cantieri, produzioni, rassegne ed esposizioni) per allargare la produzione culturale.
“Trentadue
sfide divise in produzioni, cantieri, esposizioni e rassegne, costruite insieme a tutte le istituzioni, le associazioni e le forze nazionali ed europee di Parma e del territorio che la circonda, in una sinergia virtuosa tra pubblico e privato.“Parma 2020 è una città intera, capace di fare impresa e di presentare un modello culturale a più voci e al contempo unitario, che dovrà guidarla da subito e negli anni a venire”.