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Papa: «Il culto del potere prometto solo tristezza». E invita ad andare verso il cambiamento

Gen 6, 2017

Rompere i conformismi, andare verso il cambiamento, e spingersi verso le frontiere, le periferie. Il Papa nell’omelia della solenne celebrazione nella Basilica di San Pietro, usa l’episodio evangelico dei Re Magi, partita da oriente per un lungo viaggio, spinto da quella lui chiama la “nostalgia di Dio”, quella che “ci tira fuori dai nostri recinti deterministici, quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di Dio è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno”.

Parole molto chiare che si riferiscono con tutta evidenza anche alla situazione interna alla Chiesa, dove sono forti e molto determinate le resistenze ai cambiamenti e alle giuste riforme.

“La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca del futuro. Il credente “nostalgioso”, spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il suo Signore. Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore; e non lo fa affatto con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante che non può ignorare gli occhi di colui per il quale la Buona Notizia è ancora un terreno da esplorare”. Quindi il Papa torna a parlare di una chiesa ‘in uscita’ e non racchiusa in se’ stessa. “Come atteggiamento contrapposto, nel palazzo di Erode (che distava pochissimi chilometri da Betlemme), non si erano resi conto di ciò che stava succedendo.

Mentre i magi camminavano, Gerusalemme dormiva. Dormiva in combutta con un Erode che, invece di essere in ricerca, pure dormiva. Dormiva sotto l’anestesia di una coscienza cauterizzata. E rimase sconcertato. Ebbe paura. È lo sconcerto che, davanti alla novità che rivoluziona la storia, si chiude in sé stesso, nei suoi risultati, nelle sue conoscenze, nei suoi successi. Lo sconcerto di chi sta seduto sulla sua ricchezza senza riuscire a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare tutto e tutti. È lo sconcerto di chi è immerso nella cultura del vincere a tutti i costi; in quella cultura dove c’è spazio solo per i “vincitori” e a qualunque prezzo. Uno sconcerto che nasce dalla paura e dal timore davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze e verità, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita”. Un discorso che rimette in fila la pastorale di “conversione” del Papa, che parlando di Erode mette l’accento sui “segni di potere, di successo”, sul culto del potere e dell’apparenza e della superiorita’, “idoli che promettono solo tristezza e schiavitu’”.

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