• 26 Gennaio 2025 23:59

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Papa Francesco: “Difendere la libertà di stampa e di pensiero”

Gen 25, 2025

AGI – Un ricordo per i tanti reporter morti “che hanno firmato il loro servizio con il proprio sangue”, e due forti appelli affinché “vengano liberati i giornalisti ingiustamente accusati” e “sia difesa e salvaguardata la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero insieme al diritto fondamentale a essere informati”. Papa Francesco nell’Aula Paolo VI incontra i tanti operatori dell’informazione – sono arrivati a Roma in quasi 10 mila -, per il primo grande evento giubilare, quello con il Mondo della Comunicazione. Il Pontefice preferisce consegnare il suo discorso e pronunciare poche parole a braccio: parole di ringraziamento per un lavoro, quello giornalistico, “che costruisce la società, la Chiesa, fa andare avanti tutto” a patto pero’, aggiunge, “che sia vero”.

 

 

“Il Giubileo si celebra in un momento difficile della storia dell’umanità, con il mondo ancora ferito da guerre e violenze, dallo spargimento di tanto sangue innocente”, scrive il Papa nel discorso consegnato ai media, nel quale esprime il suo grazie a tutti gli operatori della comunicazione “che mettono a rischio la propria vita per cercare la verità e raccontare gli orrori della guerra” ricordando “tutti coloro che hanno sacrificato la vita in quest’ultimo anno, uno dei più letali per i giornalisti“. Secondo il Rapporto annuale della Federazione internazionale dei giornalisti sono più di 120 quelli morti.  Ma il Pontefice non dimentica i giornalisti, “sono tanti” – secondo Reporter senza Frontiere sono più di 500 -, che vengono “imprigionati soltanto per essere stati fedeli alla professione di giornalista, fotografo, video operatore, per aver voluto andare a vedere con i propri occhi e aver cercato di raccontare ciò che hanno visto”. E da qui il forte appello “a chi ha potere di farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una ‘porta’ – dice il Papa – attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi. La loro libertà è libertà per ognuno di noi”.

 

 

Bergoglio chiede “che sia difesa e salvaguardata la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero”, perché “un’informazione libera, responsabile e corretta è un patrimonio di conoscenza, di esperienza e di virtù che va custodito e va promosso. Senza questo – precisa -, rischiamo di non distinguere più la verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità”. Per il Papa “quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione”. Il loro compito “è prezioso” e il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, “possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”. L’invito del Pontefice è di mettersi “dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato” e di avere il coraggio “per avviare il cambiamento che la storia ci chiede, il cambiamento necessario per superare la menzogna e l’odio” e per “ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore”.

 

Un altro appello, questa volta rivolto a tutti, e’ liberare la “forza interiore del cuore. Di ogni cuore! Raccogliere l’appello non spetta ad altri che a noi”, osserva. “La libertà è il coraggio di scegliere. Cogliamo l’occasione del Giubileo per rinnovare, per ritrovare questo coraggio. Il coraggio di liberare il cuore da ciò che lo corrompe. Rimettiamo il rispetto per la parte più alta e nobile della nostra umanità al centro del cuore, evitiamo di riempirlo di ciò che marcisce e lo fa marcire”, prosegue il Papa che mette in guardia dalla “putrefazione cerebrale” causata dalla dipendenza dal continuo scrolling, “scorrimento”, sui social media. “Dove trovare la cura per questa malattia se non nel lavorare, tutti insieme, alla formazione, soprattutto dei giovani?”, si chiede.

 

“Abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione mediatica”, “di imprenditori coraggiosi, di ingegneri informatici coraggiosi, perché non sia corrotta la bellezza della comunicazione”. “I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”. Ai comunicatori di tutto il mondo Francesco esorta a raccontare “anche storie di speranza, storie che nutrono la vita”. “Il vostro storytelling sia anche hopetelling”, dice il Papa. “Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato” perché “raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto”.

 

Prima dell’arrivo di Papa Francesco nell’Aula Paolo VI, si sono svolti un momento di dialogo e di confronto, moderato da Mario Calabresi, e un’esibizione musicale del violinista Uto Ughi con la sua orchestra. Una standing ovation ha salutato l’intervento della giornalista Premio Nobel per la Pace Maria Ressa, cofondatrice del sito giornalistico Rappler, che ha parlato di comunicazione e democrazia, mettendo in guardia dalla tecnologia che “ha consentito una manipolazione insidiosa a livello cellulare di una democrazia”. E poi lo scrittore irlandese Colum McCann, autore di 14 best seller tra cui l’acclamato “Apeirogon”, che racconta la storia di Bassam Aramin e Rami Elhanan, uno israeliano e uno arabo, uniti dal dolore per la morte delle figlie di 10 e 13 anni, uccise in circostanze diverse. I due uomini “sono diventati pellegrini di speranza”, “viaggiano insieme per il mondo, condividendo le loro esperienze” e Papa Francesco li incontro’ nell’aprile dello scorso anno. 

 

 

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