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“Pamela usava il suo corpo per avere quello di cui aveva bisogno”

Feb 22, 2023

AGI – “Pamela usava il suo corpo per avere quello di cui aveva bisogno. Nessun giudizio morale, ma comprensione e lucida valutazione di quelli che sono i fatti“. Lo ha sostenuto il sostituto procuratore generale di Perugia, Paolo Barlucchi, a premessa delle argomentazioni a sostegno delle conclusioni dell’ufficio, che ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante della violenza sessuale e quindi la condanna all’ergastolo di Oseghale.

Citando la sentenza di appello della corte di Ancona, ha sottolineato come i giudici non abbiamo mai usato la parola “prostituirsi”. “Pamela ha implorato Oseghale di aiutarla a trovare eroina e gli ha offerto in cambio un rapporto sessuale, un accordo, fine lì”. Un accordo “droga per sesso, ma poi qualcosa è andato storto“. Cosa che, ha sottolineato ancora il sostituto pg, con gli altri due uomini, che oggi hanno testimoniato, non è successo.

“Oseghale nega inizialmente il rapporto sessuale, perché sa che non era un rapporto consensuale rispetto a quel patto che avevano stretto”. Oseghale “nega perché l’omicidio è arrivato in occasione di una violenza sessuale”. “Qualcosa è andato storto”, cioè “che Pamela non era una tossica persa che Oseghale poteva controllare. Oseghale non si aspettava che volesse fare sesso solo lo stretto necessario ad avere l’eroina, voleva il balocco”, ha aggiunto ancora Barlucchi.

Usciamo dall’equivoco che Pamela fosse una poveretta che non sapeva quello che faceva, era consapevole e proprio per questo aveva diritto a non essere una vittima, perché violenza c’è anche in un rapporto consenziente, anche nella costrizione a non usare preservativo”, ha detto ancora Barlucchi in un passaggio della sua discussione. Anche se non è il movente, “in quella casa c’è stata violenza e in quel contesto c’è stato l’omicidio”, ha concluso il sostituto procuratore generale di Perugia, rinnovando la richiesta di riconoscere l’imputato colpevole anche di violenza sessuale.

“Pamela era in mano a Oseghale”: ha sostenuto il sostituto procuratore generale di Perugia in un passaggio della sua discussione nel processo di appello bis per l’omicidio di Pamela Mastropietro. I giudici del capoluogo umbro devono decidere sull’aggravante della violenza sessuale a carico di Innocent Oseghale, condannato definitivamente per omicidio. “Pamela assumeva eroina diversamente”, ha ricordato l’accusa, sottolineando che per la prima volta con Oseghale si inietta lo stupefacente.

“Perché cambia abitudini? Perché è lui che le inietta la droga. Compra in farmacia una siringa che non viene ritrovata, ne viene trovata una diversa, a Oseghale è stata ritrovata eroina, presumibilmente parte della dose per Pamela. Questo vuol dire che è lui che fa la dose, che la inietta e decide quando farlo. Siamo nella casa di uno che la tiene al guinzaglio. Quando esce, la chiude in casa. Non c’è più libero accordo tra persone consenzienti, c’è una persona che dispone sessualmente di un’altra”.

“Ritengo che ci sia la prova che l’omicidio sia avvenuto nel compimento del reato della violenza sessuale. Chiedo che la corte condanni Oseghale all’ergastolo”. E’ la richiesta del sostituto procuratore generale di Perugia, Paolo Berlucchi, alla corte d’assise d’appello di Perugia dove si sta celebrando il processo di appello bis a Innocent Oseghale per la uccisione di Pamela Mastropietro, in relazione all’aggravante della violenza sessuale. 

Oggi potrebbe arrivare la sentenza. Oseghale è stato condannato in via definitiva per il delitto della giovane, uccisa e poi chiusa in un trolley per occultarne il corpo. La Cassazione aveva inviato gli atti a Perugia per quanto riguarda l’accusa di violenza sessuale, reato per il quale era stato inizialmente condannato e che, per la procura generale, “può dirsi certa”. 

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