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Palermo ‘perde’ il porto dell’Acquasanta, chiuso al pubblico 

Lug 5, 2021

AGI – Il mare di Palermo ‘perde’ un altro pezzo, che va ai privati. Si tratta del porto turistico di Acquasanta, da qualche settimana chiuso al pubblico e a tempo indeterminato. Diversi cittadini – tra cui coppie di fidanzati, famiglie e lavoratori dei diversi siti della borgata marinara di Palermo che confina con l’Arenella – hanno trovato un cancello a sbarrare loro il passo per una semplice passeggiata, una pausa pranzo, un selfie tra le aiuole con lo sfondo delle barche da diporto o una foto di nozze.

“E’ un’area demaniale in concessione – spiega Antonio Di Monte, consulente di Marina Villa Igiea, che gestisce il porto – e la responsabilità di quanto accade è in capo al concessionario. Se qualcuno inciampa e si fa male, la responsabilitè è del concessionario”. In tanti porti turistici, però, l’accesso pedonale è pubblico, e fino a poco tempo fa lo era anche all’Acquasanta: “E’ una libera scelta del concessionario – continua Di Monte – probabilmente perché in quei porti vi sono attività commerciali che hanno interesse ad attrarre il pubblico. Se io non ho il centro commerciale, perchè devo crearmi problemi con l’ingresso di estranei? Se ad esempio, entra una carrozzella e finisce in acqua per l’assenza di protezioni adeguate del giro banchina, questo diventa un problema. Ma il punto non è questo: ancora pochi mesi fa, quando l’accesso era libero e gratuito, c’erano non solo le famiglie con bambini, che non creano problemi, ma anche torme di ragazzotti con cassette di birra che bivaccavano senza alcun controllo. Neanche al circolo Lauria fanno entrare. E d’altronde diportista non ha piacere a incontrare chiunque, quando ormeggia in un porto. Comunque, la chiusura è una misura temporanea, fino a quando non riusciremo a discernere tra la famiglia che va a farsi una passeggiata e il ragazzotto tatuato che va lì a tracannare una birra”.

Il porto dell’Acquasanta è un tassello importante del mosaico identitario di Palermo, e del rapporto che il capoluogo siciliano ha con il mare, da un lato sempre più privatizzato e reso inaccessibile e, dall’altro, inquinato dal cattivo funzionamento degli impianti di depurazione, aspetto che ha dato vita a una inchiesta della procura e al commissariamento dell’Amap. In attesa del via libera della Regione Siciliana al Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime, approvato tardivamente dalla giunta comunale, palermitani e turisti faranno salti mortali, anche questa estate, per trovare uno spazio libero, per esempio, nella spiaggia di Mondello, per la stragrande parte data in concessione, mentre nella riserva di Capo Gallo è possibile accedere solamente pagando un dazio ‘medioevale’ a un privato (da 1 a cinque euro a seconda se si è a piedi o in auto).

All’Acquasanta la relazione tra Palermo e il mare è talmente stretta che la città ha assunto le forme di chi lo naviga, si è mimetizzata in esso. Nella borgata, che attende una riqualificazione della piazza a spese di Marina Villa Igiea sulla base di un protocollo con il Comune e con l’Autorità portuale (“partirà’ tra qualche settimana”, ha sottolineato Di Monte) sorge la ‘Nave di pietra’, ovvero, spiega Giovanni Purpura in un saggio pubblicato dall’Università di Palermo, un “edificio posto in riva al mare a forma di vascello, costruito nel 1775 e rappresentante il nucleo principale del primo Istituto Nautico siciliano, fondato dall’illuminato mons. Giuseppe Gioeni e Valguarnera dei duchi d’Angiò”.

“Venne piantato – scriveva il marchese di Viallabianca nei suoi Diari – questo vascello sopra le rocche, scoglio e balzi del lido che son battuti dal mare. Il tutto fu fatto di pietra, e solo gli alberi e le corde furono naturali. La camera della poppa fu invero deliziosa, perche’ fatta larga con i suoi camerini a’ lati, coperta da cupola e volta reale, sopra la quale salendosi per due scaline, vi si passeggiava col piacere di dominarvi da per tutto il mare a veduta della campagna, del porto prossimo e della città’. Scendendosi indi da questo vascello, si trovavano a piedi delle rocche tre camerette, formate nelle grotte, ch’esistono nello scoglio della detta spiaggia, una della quali servì per uso de’ bagni d’acqua marina, la seconda per rimessa di una gondola, e la terza per conserva di corde, di mobili e attrezzi marittimi”. L’edificio sovrasta la “peschiera” – aggiunge Purpura – delimitata da un recinto costituito da enormi blocchi di tufo compatto, ancor oggi visibili sulla banchina cementificata della zona portuale ‘Marina di Villa Igiea'”.

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