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Palermo. Mancano i letti all’ospedale dei bambini. I piccoli pazienti ricoverati in corridoio

Mar 19, 2017

Ha passato la notte su un materasso sistemato per terra, lungo il corridoio del pronto soccorso. Da un lato il borsone con i piagiamini appena lavati, dall’altro la sua mamma seduta su una sedia rimediata per caso. Il piccolo Giuseppe (il nome è di fantasia) ha otto anni e una gastroenterite virale che gli ha fatto perdere quattro chili in pochi giorni. Ha bisogno del ricovero ma nel reparto di malattie infettive non ci sono posti. E così ha passato più di 24 ore in corridoio, assieme ad altri bambini che come lui non hanno trovato un letto corsia. Sono i piccoli “fantasmi” dell’ospedale Di Cristina di Palermo: neonati di pochi mesi o bambini di 12 anni, costretti a lunghe attese su barelle sgangherate. Stipati nel reparto di osservazione breve o nelle sale visita trasformate in stanze di degenza.

«C’è un boom di malattie stagionali – conferma il professore Giovanni Corsello, direttore dell’Ismep – che si è tradotto in un aumento degli accessi di quasi il 20 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». I vertici della struttura stanno correndo ai ripari contro la carenza di posti letto: «La prossima settimana – continua Corsello – apriremo i nuovi ambulatori al pian terreno e libereremo il secondo piano per allestire 12 posti letto e dare ossigeno al pronto soccorso ». In cantiere c’è anche la ristrutturazione di un’area dove saranno sistemati altri 12 posti letto di terapia semi intensiva: «Abbiamo avuto il nulla osta dall’assessorato – spiega il manager Giovanni Migliore e a breve partiranno i lavori con fondi aziendali». L’obiettivo è attivare altri 24 posti letto in aggiunta ai 170 già disponibili. «La verità – dice Migliore – è che molti bambini avrebbero solo bisogno di un paio di flebo per reidratarsi, ma non c’è un sistema di dimissioni protette che garantisca le cure a domicilio».

Sono le 13,30 di un venerdì come tanti e nella sala gialla che dovrebbe ospitare i pazienti in attesa di essere visitati dai medici di turno ci sono quattro bambini che hanno passato la notte sulle lettighe. «Mia figlia – spiega mamma Anna – ha una gastroenterite e un principio di polmonite. Abbiamo passato la notte su questo lettino, ma non ci hanno dato nemmeno un comodino». I cappotti e il borsone sono sistemati alla buona su due sedie. Con lei ci sono altri tre bambini. «Mio figlio – dice il signor Giovanni – ha bisogno di ricovero per una forma di gastroenterite ma in reparto non ci sono letti. Gli hanno messo una flebo al braccio e lo hanno sistemato su una brandina in corridoio, insieme con altri tre bambini ». Solo dopo 24 ore ha trovato posto nella sala dei codici gialli, in attesa di essere trasferito altrove.

Ma “altrove” non c’è posto. «Chi ha una malattia infettiva spiega Enny Cuttitta, mamma di un piccolo ricoverato affetto da una malattia metabolica può essere anche ricoverato in neuropsichiatria infantile. Ma questa commistione è pericolosa ». Enny è una delle mamme che tre anni fa, insieme con l’associazione Iris che

raccoglie le famiglie dei bambini con malattie metaboliche, ha guidato la battaglia per l’apertura di un reparto dedicato al terzo piano del vecchio padiglione Maggiore: «Ma oggi – denuncia – ci sono solo le mura e la pulizia. Mancano gli operatori e di pomeriggio e durante la notte una sola dottoressa fa la guardia interdivisionale in tre reparti». E nel frattempo, chi arriva in pronto soccorso, deve rassegnarsi a dormire in barella. Sperando che si tratti solo di una notte.

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