Giovedì, il giorno della memoria organizzato da Libera, Palermo si è svegliata con il volto di Chiara Natoli, che su Rai 3 diceva: “Ricordare le vittime della mafia vuol dire impegnarsi concretamente per i diritti e la giustizia sociale”. Poi, Chiara e i suoi compagni sono corsi a sistemare gli ultimi dettagli della grande manifestazione che ha attraversato la città. Due giorni dopo, nel cuore della notte, hanno bruciato l’auto di Chiara, che era parcheggiata sotto casa.
Una sfida. Chi ha distrutto la Nissan Pixo della referente di Libera ha agito a pochi passi dalla caserma della Guardia di finanza che si trova nel popolare quartiere del Borgo Vecchio, di fronte al porto. “Una sfida per tutti noi — ripete don Luigi Ciotti, l’instancabile animatore di Libera — ma noi siamo molti di più. Giovedì, c’erano quasi ventimila studenti nel centro di Palermo, mentre venivano letti i nomi delle 1.011 vittime della mafia”. E Chiara guidava la manifestazione.
Chiara Natoli alla manifestazione di giovedì scorso
“Lei lavora ogni giorno nei quartieri più difficili della città — racconta don Luigi — si dà un gran da fare in maniera concreta”. Chiara e la sua battaglia. Ha 31 anni, è arrivata a Libera dopo il servizio civile al centro Pio La Torre, intanto ha fatto anche un dottorato in Letteratura italiana e adesso è fra gli animatori della bottega di Libera che si trova in centro città: accoglie gli studenti che arrivano da tutta Italia, racconta le storie di Palermo. “Stamattina, la polizia mi ha spiegato quello che era accaduto, non avevo sentito nulla”, dice un po’ frastornata. “Una cosa che colpisce, ma Palermo è cambiata — ripete Chiara — vedo una grande voglia di partecipazione. E ce lo siamo ripetuti il giorno del ricordo, non si può delegare l’impegno contro la mafia a magistratura e forze dell’ordine”.
Giovedì, c’erano anche i ragazzi dei quartieri difficili di Palermo davanti al Teatro Massimo, gli studenti con cui Libera sta facendo un percorso importante. E poi c’erano i vertici delle forze dell’ordine, i magistrati, il sindaco Orlando, c’era la prefetta Antonella De Miro, che continua a ribadire: “L’organizzazione mafiosa, ancorché colpita dagli arresti, è viva e tenta con raffinata strategia di nascondimento di infiltrarsi nella società e nell’economia legale”. È la sfida degli scarcerati tornati in libertà dopo aver scontato il loro debito con la giustizia. Al Borgo Vecchio, il quartiere dell’intimidazione, ce ne sono diversi. E la zona resta un’enclave di Cosa nostra a due passi dal salotto della città.
Ora, la polizia cerca due giovani per il raid contro la referente di Libera: in un video, estratto da una telecamera della zona, si vedono di spalle mentre vanno a colpo sicuro. “Dobbiamo essere ancora di più — è l’appello di Luigi Ciotti — E ci vuole continuità nel fare le cose. Perché non si può stare in silenzio di fronte a tutto quello che ci accade attorno”. Chiara e i suoi compagni di Libera sono già al lavoro per organizzare una nuova iniziativa per Palermo.