• 8 Gennaio 2025 12:01

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Padre Marco Moroni: “Da Assisi ai Grandi della Terra un richiamo alla Pace”

Gen 7, 2025

AGI – Conflitti e instabilità geopolitica segneranno ancora l’anno che è appena iniziato. Ma il 2025 è anche l’anno del Giubileo della “Speranza”. Un anno importante per i cristiani e per la Chiesa. In un colloquio con il Custode del Sacro Convento di Assisi, Padre Marco Moroni, recentemente riconfermato nell’incarico fino al 2029, l’AGI prova a riflettere sul valore del messaggio francescano, rivolto alla “Pace e al bene”, nel mondo contemporaneo e nei dossier dei “grandi della terra”.  

Il mondo è attraversato da conflitti, che raggiungono anche il cuore della cristianità. Come si adatta il messaggio di San Francesco oggi?
Sono convinto che il messaggio di san Francesco è intramontabile e sempre attuale, perché va al cuore dell’esistenza umana e del rapporto dell’uomo con Dio e con il creato. L’elemento che oggi possiamo mettere maggiormente in evidenza mi pare sia proprio quello della fraternità, una fraternità che non si limita all’umanità – e già sarebbe molto se venisse vissuta appieno! – ma si allarga a tutta la creazione: tutti gli elementi del cosmo, sono riconosciuti da Francesco come fratello e sorella: fratelli briganti, fratello sole, sorella luna, sora nostra madre terra, fratello lupo… Assieme a questo, e strettamente collegato, il tema della riconciliazione e del perdono: “beati quelli che perdonano per lo tuo amore” dice Francesco verso la fine del Cantico di Frate Sole. Solo attraverso gesti concreti di perdono si costruisce la fraternità e si può attuare la pace.

 

Si sono aperte le porte Sante che segnano l’inizio del Giubileo. Che anno sarà per la chiesa cattolica?
L’anno santo, il Giubileo, è un segno forte, è un richiamo che ci viene rivolto. La misericordia di Dio non viene mai meno e non è circoscritta a particolari luoghi o tempi, ma è importante che ci siano dei luoghi (le chiese giubilari per esempio) e dei tempi (l’anno santo) fortemente simbolici, che costituiscono una sorta di promemoria. Sembra quasi una contraddizione, e invece sono come due poli che sono in tensione e si alimentano vicendevolmente: si può sempre ottenere l’indulgenza, perché Dio è prodigo di misericordia e non ha, come si suol dire “le braccine corte”, ma al contempo c’è un anno particolare e ci sono dei luoghi “speciali” (le basiliche ad esempio) che ci vengono segnalati come occasione provvidenziale per ricevere il perdono di Dio. Ma il perdono di Dio è un invito forte al perdono tra gli uomini, come diciamo bene nel Padre nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Lì diciamo il nostro impegno, ci prendiamo la nostra responsabilità. Io mi auguro che l’anno giubilare sia l’occasione per rinnovare fortemente la nostra adesione a Cristo e anche le nostre prassi di vita nella chiesa e nel mondo, improntandole a un di più di umanità e di fraternità.

 

Che ruolo avrà Assisi in questo anno?
Ad Assisi, cittadina minuscola rispetto alla grande Roma, ci sono ben due luoghi che portano il nome di “Basiliche papali” (San Francesco e Santa Maria degli Angeli) e che sono stati indicati fin dall’inizio, dalla Santa Sede, come chiese giubilari. Ma al di là di questo, abbiamo la netta percezione, direi ormai la sicurezza, che aumenterà tantissimo il flusso dei pellegrini (spesso gli stessi che sono in viaggio per o da Roma. Per noi grande gioia, grande lavoro per l’accoglienza e grande responsabilità. Non abbiamo pensato a eventi particolari per il giubileo, tenendo presente che quest’anno noi ricordiamo anche gli ottocento anni della composizione del Cantico di Frate Sole da parte di san Francesco, cui cercheremo di dare il giusto risalto. Piuttosto cerchiamo di sviluppare la capacità di accoglienza, che è già una nostra caratteristica.

 

 

 

Assisi, da sempre luogo simbolo della pace e incontro tra i popoli come si prepara ad affrontare questo anno ancora così segnato dai conflitti?
Vorremmo cercare di sensibilizzare sempre più sul tema della pace, ma soprattutto sviluppare, per quanto possibile, prassi di pace, di fraternità e di nonviolenza tra noi, con le persone e le istituzioni con cui siamo chiamati ad interagire. Cerchiamo di agire nel piccolo e di non far mancare i richiami ai grandi della terra, inviando appelli alla distensione. È qualcosa di sempre più difficile, perché, al di là delle azioni diplomatiche e delle posizioni politiche, ci sono tanti interessi di tipo economico e finanziario che spesso condizionano le stesse decisioni degli stati. Penso ad esempio al fiorire della produzione e del commercio di armi.

 

Qualche settimana fa da Assisi, è partita la richiesta di “remissione del debito” per i paesi del sud del mondo. Il Sacro Convento accanto ad alcune sigle del terzo settore hanno avanzato questa proposta. Che valore ha questa richiesta?
Venticinque anni fa, con il Grande Giubileo del 2000, si diede molta enfasi a questo aspetto e ci fu qualche risultato. Alcuni stati condonarono almeno una parte del debito ai paesi poveri. La situazione è peggiorata moltissimo però. Ci sono paesi che stanno accumulando un debito estero orami talmente alto che le loro economie non reggono più, così che le cloro popolazioni sono sempre più impoverite. Tra l’altro ora il debito non è più solo tra stato e stato, ma tra stati e istituzioni finanziarie private che non hanno scrupoli, come dice bene papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio che ha proprio come titolo: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Il nostro appello riprende appunto quello del papa, con la speranza che almeno qualcuno ci ascolti.

 

Quali sono i progetti che vedranno impegnato il Sacro Convento?
C’è un intervento di tipo strutturale che speriamo di portare a termine finalmente in primavera ed è l’ascensore per disabili che collega la piazza inferiore con la piazza superiore della Basilica. Si tratta di un progetto altamente innovativo che per la realizzazione ha visto dilungarsi i tempi in modo assurdo, complici tante inadempienze, ma che finalmente potrebbe vedere la luce. Stiamo pensando a diverse iniziative soprattutto per il prossimo anno, in cui ricorderemo l’ottavo centenario della morte di san Francesco, sia a carattere celebrativo e liturgico, sia a carattere culturale. Speriamo di poter realizzare anche delle installazioni multimediali per offrire maggiori proposte ai visitatori, in vista della ulteriore valorizzazione della figura di san Francesco in vista dell’annuncio evangelico.
 

 

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