• 26 Novembre 2024 1:45

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Ora il fidanzato di Giulia Tramontano minaccia di uccidersi [video]

Giu 2, 2023

AGI – Ha ribadito la sua confessione negando però la premeditazione, Alessandro Impagnatiello, il barman che ha ucciso la sua fidanzata incinta di 7 mesi.

Lo ha confermato il suo avvocato Sebastiano Sartori, al termine dell’interrogatorio di convalida: “Ha confermato tutto quello che ha detto l’altra notte, tranne aggiungere dei particolari che riguardano l’ultima fase” del delitto.  Alla domanda se chiederà di trasferire Impagnatiello in una struttura sanitaria, l’avvocato Sartori ha risposto: “No, può rimanere in carcere”.

Non c’e’ preoccupazione sul fatto che il suo assistito possa rischiare la vita in prigione: “Sono sereno, sono bravi e hanno trovato credo una giusta soluzione”. Infine sulla possibilità di chiedere una consulenza psichiatrica, il legale ha concluso: “Vedremo, io come difensore devo approfondire alcuni aspetti”.

“L’unica forma di pentimento che lui ritiene abbia un senso in questo momento è quella eventualmente di togliersi la vita“, avrebbe inoltre affermato l’omicida secondo quanto riferito dal suo avvocato. Non solo, ma il barman ha inoltre fatto sapere di aver fatto “tutto da solo”, senza quindi l’aiuto di complici. 

Alla domanda se chiedera’ di trasferire Impagnatiello in una struttura sanitaria, l’avvocato Sartori ha risposto: “No, puo’ rimanere in carcere”. Non c’e’ preoccupazione sul fatto che il suo assistito possa rischiare la vita in carcere: “Sono sereno, sono bravi e hanno trovato credo una giusta soluzione”. Infine sulla possibilita’ di chiedere una consulenza psichiatrica, il legale ha concluso: “Vedremo, io come difensore devo approfondire alcuni aspetti”.

Si arricchisce quindi di particolari l’agghiacciante fatto di cronaca che vede vittima Giulia Tramontano,  la 29enne incinta al settimo mese, il cui cadavere è stato ritrovato dopo cinque giorni dalla sua scomparsa.

È stato proprio il fidanzato Alessandro Impagnatiello, a far trovare il corpo della donna indicando agli inquirenti il luogo dove lo aveva nascosto. “L’ho uccisa io“, ha confessato il barman 30enne durante l’interrogatorio alla caserma di Senago. 

Uccisa a coltellate

Secondo un primo esame l’ha prima accoltellata, uccidendola, e dopo ha cercato di bruciare invano il suo cadavere. Per disfarsi della donna, il 30enne ha avvolto il corpo con sacchi di plastica e alcuni teli che aveva in casa.

 

Dall’appartamento lo ha trascinato passando anche sulle scale della palazzina fino alla sua macchina. In seguito ha abbandonato il corpo in un’intercapedine di un box di una palazzina in via Monte Rosa, a circa mezzo chilometro da casa.

La sorella: “Siamo morti anche noi”

 “Noi saremo sempre quel fiore appoggiato alla tua spalla. Vi sorreggeremo entrambi, saremo come nuvole e guarderemo sempre in alto. Io vorrei urlarlo al mondo come mi sento, ma le parole mi muoiono in gola”. Inizia cosi’ il drammatico addio di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, la donna 29enne uccisa nel Milanese mentre era incinta al settimo mese, affidato a un post su Instagram.

“Perché – scrive Chiara – io sono morta lentamente in questi cinque giorni. Noi siamo morti. Perché tu non sia mai sola. Siamo venuti con te, per poterlo cullare, abbracciare, toccare. Perché volevo essere la zia più brava di sempre, se me lo avessero concesso. Noi avremmo voluto fare di più per portarti a casa. Ti prego… dimmi: è stato abbastanza? Tu ci hai sentito? Perché noi non sentiamo più nulla”. In un’altra storia la donna ha postato un’immagine della famiglia riunita, ringraziando tutti coloro che hanno partecipato alle ricerche “dal profondo del cuore di una famiglia distrutta, di fratelli che non hanno avuto la possibilità di cullare il proprio nipote”.

Crollato dopo l’esame sulle scale del condominio

Quando ha visto gli specialisti della sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri analizzare le scale comuni del condominio, Alessandro Impagnatiello è crollato e ha deciso di confessare l’omicidio.

Intorno alle 22, il barman 30enne, accompagnato dai militari, era rincasato brevemente per recuperare alcuni oggetti personali dall’appartamento in via Novella messo sotto sequestro dagli inquirenti.

Forse convinto di aver ripulito le tracce dell’omicidio nella casa, non è stato lo stesso per le aree comuni della palazzina dove nella notte tra sabato e domenica sarebbe passato trascinando il cadavere della fidanzata.

Già nella sua Volkswagen T-Roc nel pomeriggio di ieri le tute bianche dell’Arma avevano repertato alcune macchie di sangue. Nel lungo interrogatorio avvenuto questa notte con la pm Alessia Menegazzo e i carabinieri del nucleo investigativo Impagnatiello ha detto di aver agito da solo senza l’aiuto di complici

Fidanzato trasferito a San Vittore

Alessandro Impagnatiello è stato trasferito dalla caserma dei carabinieri di Senago nel carcere milanese di San Vittore. In corso di notifica il fermo emessa dalla pm Alessia Menegazzo in cui il barman è accusato di omicidio volontario aggravato, soppressione di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale

L’omicidio

Un omicidio d’impeto al culmine di una discussione dopo la 29enne aveva incontrato l’altra fidanzata del compagno. Lo scorso sabato, nonostante nutrisse già dei sospetti da aprile, Giulia ha acconsentito a incontrare quella che a suoi occhi era l’amante del futuro padre del suo bambino. Era stata l’altra donna, una collega statunitense del barman, a chiedere il faccia a faccia anche lei insospettita dai comportamenti del 30enne.

Quest’ultima dopo essere rimasta anche lei incinta di Impagnatiello aveva scelto di interrompere la gravidanza. Nell’incontro chiarificatore le due donne hanno preso coscienza delle innumerevoli bugie raccontate dal 30enne e della doppia vita che l’uomo portava avanti con loro.

 

La stessa sera Chiara sarebbe poi tornata a casa preannunciando il suo arrivo e chiedendo al compagno di “farsi trovare”. Ci sarebbe stato poi un ulteriore confronto tra Tramontato e Impagnatiello che sarebbe degenerato – secondo l’ipotesi accusatoria – nell’omicidio della donna. È stato il ritrovamento di alcune tracce biologiche, verosimilmente sangue, nell’auto di Alessandro Impagnatiello a far decidere agli inquirenti milanesi di indagare l’uomo. 

Impagnatiello provò a incontrare l’amante dopo l’omicido

Alessandro Impagnatiello ha cercato senza riuscire di incontrare la collega americana con cui aveva una relazione parallela dopo aver ucciso la compagna. Per convincerla a incontrarsi l’uomo le avrebbe detto di essere “un uomo libero” e che la 29enne se n’era andata.

Inoltre le avrebbe ribadito, mentendo, che il figlio che Tramontano portava in grembo non era suo. L’incontro non si è concretizzato perché l’americana si è spaventata.

Pm: “l’assassino mandava sms quando era già morta”

Giulia è stata uccisa tra le “19 e le 20.30” di sabato 27 maggio. Ne sono convinti gli inquirenti milanesi. “C’è stato un tentativo di sviamento quando l’indagato manda messaggi all’amica della compagna dal telefono quando la vittima era già certamente morta”, ha dichiarato la pm Alessia Menegazzo.

Giulia – come documentato da una telecamera di sorveglianza che punta sulla via in cui abitava – era ancora viva alle 19.05. 

Pm: “E’ omicidio volontario premeditato”

“L’analisi delle ricerche in rete ci ha consentito di comprendere le modalità con le quali l’indagato ha deciso di uccidere la compagna e di come di disfarsi del cadavere. Le modalità erano state pensate, studiate e organizzate. Per questo è stata contestata la premeditazione”. Lo ha detto in conferenza stampa la pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini dei carabinieri sull’omicidio di Giulia Tramontato

“La vicenda deve insegnare a noi donne che non bisogna mai andare all’incontro di spiegazione. È un momento da non vivere mai perché estremamente pericoloso” ha sottolineato la procuratrice aggiunta Letizia Mannella nella conferenza stampa. 

La ricerca sulla Rete per disfarsi del corpo 

Mentre aspettava che Giulia rincasasse, Impagnatiello cercava su Internet “come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno” e “come ripulire macchie di bruciato”. Armani: non lavorava più per noi

Armani: “Era già stato sospeso dal lavoro”

“Il signor Impagnatiello era stato sospeso dalle sue mansioni di barman presso l’Armani Hotel di Milano” si legge in una nota il Gruppo Armani ed Emaar Properties PJSC, azienda proprietaria di Armani Hotel. “Fatti del genere – ha aggiunto il Gruppo Armani – non sono tollerabili in una società civile. Episodi come questo non possono e non devono verificarsi, mai”.

La sorella Chiara:  “Grazie per aiuto, siamo distrutti”

“Grazie. Grazie di averci dato la speranza di trovarla. Grazie di averci creduto e aiutato. Grazie dal profondo del cuore di una famiglia distrutta, di fratelli che non hanno avuto la possibilità di cullare il proprio nipote. Di genitori che sono stati privati del diritto di essere tali”. Chiara Tramontano, sorella di Giulia, affida a una storia su Instagram i suoi pensieri. “La nostra famiglia sarà per sempre unita come in questa foto”, aggiunge, condividendo un’immagine che ritrae tutti insieme, sorridenti, mamma, papà e figli.

L’amante: “Alessandro mentiva a entrambe”

Con Giulia “ci siamo confidate e abbiamo convenuto che Alessandro ci avesse mentito, a entrambe”, ha detto la 23enne che aveva avuto una relazione con Impagnatiello. A insospettire che qualcosa di strano fosse successo sono stati i messaggi scambiati con Giulia dopo che quest’ultima era tornata casa a Senago. “A mio avviso mi stava scrivendo in maniera diversa”, ha messo a verbale lo scorso lunedì davanti ai carabinieri di Senago.

Quando “ci siamo incontrate” intorno alle 17 di sabato all’Armani Hotel “Giulia era convinta di voler parlare tutti e tre insieme, e di trovare una spiegazione” mentre nei messaggi ricevuti tra le 20.30 e le 21.50 “mi scriveva che lei non era stata sincera con me e di lasciarla in pace e che voleva tornarsene a casa (penso intendesse casa sua a Napoli). Dopodiché Giulia non mi ha più risposto a nessun messaggio in chat”. 

Alla domanda se chiederà di trasferire Impagnatiello in una struttura sanitaria, l’avvocato Sartori ha risposto: “No, pu’ rimanere in carcere”. Non c’e’ preoccupazione sul fatto che il suo assistito possa rischiare la vita in carcere: “Sono sereno, sono bravi e hanno trovato credo una giusta soluzione”. Infine sulla possibilità di chiedere una consulenza psichiatrica, il legale ha concluso: “Vedremo, io come difensore devo approfondire alcuni aspetti”.

 

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