“Non poteva restare senza colpevoli l’omicidio di un professionista a Palermo”, dice il procuratore Francesco Lo Voi. Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo hanno riportato in carcere tre dei mafiosi già fermati negli anni scorsi per il caso, altre tre persone sono state arrestate sulla base delle nuove dichiarazioni fornite dal collaboratore di giustizia Francesco Chiarello. Determinante la confessione in diretta di uno degli indagati, al telefono dice alla moglie: “Se questo parla sono rovinato”.
I boss volevano uccidere il legale, questo ribadisce il gip Fernando Sestino nel suo provvedimento, che accoglie la ricostruzione della procura. “I mafiosi volevano dare un segnale a tutta l’avvocatura palermitana”, spiega il procuratore Lo Voi nel corso della conferenza stampa convocata al palazzo di giustizia.
L’ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto Francesco Arcuri, che pianificò la spedizione punitiva; Antonino Abbate, che ebbe funzioni di copertura del gruppo, Salvatore e Antonino Ingrassia, Paolo Cocco (portò la mazza sul luogo
del delitto) e Francesco Castronovo, il sicario che colpì il legale.“Il pentito Chiarello ha detto che l’avvocato Fragalà era considerato uno sbirro – dice il colonnello Antonio Di Stasio, il comandante provinciale dei carabinieri – I mafiosi non sopportavano che il legale consigliasse ai suoi clienti di fare dichiarazioni nell’ambito dei processi”. E scattò la spedizione punitiva, il 23 febbraio del 2010.