• 29 Gennaio 2025 6:53

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Nuovo rogo nella tendopoli di San Ferdinando, muore un giovane migrante

Feb 16, 2019

Si muore ancora di freddo e di fuoco nella tendopoli di San Ferdinando, il ghetto che da anni ospita i braccianti migranti della Piana di Gioia Tauro. Ieri sera, attorno alla mezzanotte, un nuovo incendio è costato la vita al 25enne sengalese Aldo Diallo. Le fiamme si sono sviluppate nella parte iniziale del campo, quella più vicina alla strada e in pochi minuti hanno divorato una trentina di baracche.

Nuovo rogo nella tendopoli di San Ferdinando, muore un giovane migrante

La vittima, Aldo Diallo

Condividi

Gli occupanti sono fuggiti, hanno iniziato a correre con secchi e altri recipienti di fortuna verso le poche fontane per tentare di domare l’incendio in attesa dell’intervento dei Vigili dei fuoco. Ma subito ci si è resi conto che Diallo non c’era, dalla sua tenda non era mai uscito. Inizialmente, il bilancio era apparso ancora più serio. Oltre a lui, all’appello mancavano altre due persone e si temeva che i morti da piangere fossero tre. Poi i dispersi sono stati ritrovati, ma quando le fiamme sono state domate la morte di Diallo è stata confermata. Il suo corpo è stato ritrovato all’interno della baracca in cui abitava.

Una tragedia annunciata dal copione sempre uguale a se stesso. Non esistono servizi, né luce, né acqua alla tendopoli. Per scaldarsi, si può far ricorso solo a piccoli falò o vecchi bracieri, che fra le centinaia di baracche messe in piedi con brandelli di vecchie tende, pannelli di plastica o legno e materiali di scarto sono come bombe ad orologeria.

Per l’ennesima volta, questa mattina la Prefettura ha convocato un vertice al Comune di San Ferdinando. All’alba, il prefetto Michele di Bari e le forze di polizia hanno fatto un punto della situazione e provare ad immaginare una soluzione sia per le decine di persone che questa notte hanno perso quella baracca che chiamavano casa, sia per gli abitanti del ghetto.

Da tempo ormai si parla di “superamento della baraccopoli”, ma al momento agli annunci non sono mai seguite azioni concrete. Una nuova tendopoli è stata allestita ormai anni fa come “soluzione temporanea” a pochi passi dal vecchio ghetto, ma fin da subito si è dimostrata troppo piccola e troppo precaria. A dicembre, le Regione si è impegnata a supportare con un fondo di garanzia l’integrazione abitativa dei migranti nei tanti alloggi sfitti di San Ferdinando e dei Comuni limitrofi, così come nei tanti beni confiscati nella zona.

Nuovo rogo nella tendopoli di San Ferdinando, muore un giovane migrante

Suruwa Jaithe, il 18enne gambiano morto a dicembre scorso

Condividi

Per agevolare il processo è nato anche un comitato spontaneo che mette insieme braccianti, rappresentanti sindacali, urbanisti e pianificatori territoriali, attivisti, mentre la prefettura ha avviato un censimento per individuare con esattezza il numero dei braccianti senza casa. Ma anche a causa delle resistenze delle amministrazioni comunali interessate, il processo prosegue a rilento. E di ghetto si continua a morire.

“Non è tollerabile una situazione di questo genere, bisogna trovare delle soluzioni subito, ne va della possibilità di affermare che l’Italia sia un Paese civile” dice Giuseppe Borgese della Flai-Cgil, fra i primi ad arrivare questa notte in tendopoli. Al termine della riunione, la prefettura ha diramato un comunicato in cui si afferma che “è stato approntato un piano per trasferire, nel breve periodo e previe le necessarie verifiche di legge, i migranti”. Dove e quando, non è dato sapere.

Il dossier della morte si compone di altre tragedie. A gennaio 2018, un’altra ragazza, Becky Moses, è morta bruciata nella baracca in cui dormiva. Pochi mesi dopo è toccato a Soumayla Sacko, ammazzato a colpi di fucile mentre stava tentando di recuperare del materiale per costruire un riparo. Due anni prima a perdere la vita era stato Sekinè Traorè, 26enne maliano ucciso dal colpo di pistola sparato da un carabiniere.

Tutte le volte i migranti sostenuti dai sindacati sono scesi in piazza. “Non siamo bestie, qui si muore o di fuoco o di freddo”, hanno ripetuto. Ma la baraccopoli di San Ferdinando è sempre lì con il suo carico di rabbia e disperazione. E nel campo, oggi, c’è chi è pronto a dare vita a un corteo di protesta fino a San Ferdinando.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close