• 8 Gennaio 2025 11:58

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Nuovo obbligo per chi guida l’auto, una sentenza parla chiaro

Gen 7, 2025

Regola numero uno per un viaggio in sicurezza: verificare che ogni passeggero abbia la cintura allacciata. Talvolta trascurato nel quotidiano, il gesto può diventare la linea sottile tra la vita e la morte. Quanto accaduto nella notte di Capodanno del 2015 ha riportato alla ribalta l’importanza della precauzione. Letizia D., una giovane di 29 anni di Alatri precedentemente assolta, dovrà ancora difendersi dall’accusa di omicidio colposo. Interpellata in materia, la Corte di Cassazione ha, infatti, deciso di annullare la precedente sentenza.

Le modalità del dramma

Il dramma risale alla notte del 31 dicembre 2015. Quando Letizia, nel tentativo di evitare un cane, che aveva improvvisamente attraversato la strada, finì con la propria vettura. contro il pilone d’ingresso di un centro commerciale.

Non ebbe scampo Gianmarco Ruspantini, un passeggero di 18 anni. Sbalzato fuori dall’abitacolo, il neomaggiorenne fu schiacciato dal veicolo e a nulla servirono i tentativi di salvarlo. Nonostante la violenza dell’impatto procurò delle gravi ferite, le altre tre persone a bordo, tra cui la conducente, riuscirono a sopravvivere.

Secondo il Messaggero, il perito tecnico nominato dal Tribunale definì “verosimile ritenere che l’utilizzo della cintura di sicurezza avrebbe ragionevolmente impedito” il decesso del giovane. Invece, si verificò la tragedia, che spinse la Procura a imputare Letizia di omicidio colposo per non aver obbligato i suoi passeggeri a indossare i dispositivi di ritenuta prima di partire.

Il 6 marzo 2024 il Tribunale di Frosinone assolveva la conducente con formula piena. Tra i fattori cruciali nella decisione, indicava la mancata dotazione del veicolo di sistemi acustici per segnalare la mancanza delle cinture. E, quindi, considerava irragionevole aspettarsi un controllo costante da parte di Letizia durante la marcia. Il verdetto suscitava l’indignazione del procuratore generale Giulio Romano, pronto a presentare ricorso presso la Corte d’Appello di Roma.

Per il pg, la normativa in vigore è chiara: “risponde di omicidio colposo chi, prima di intraprendere la marcia del veicolo con passeggeri a bordo, non esige che costoro indossino la cintura di sicurezza, verificando che lo facciano e in caso di renitenza, rifiuti il trasporto, continuando a verificarlo durante la marcia, anche con l’aiuto degli altri passeggeri trasportati, interpellando direttamente il passeggero”.

La Cassazione non esclude il “nesso causale”

Il ricorso ha ottenuto l’opinione favorevole della Corte di Cassazione. Gli ermellini hanno evidenziato come solo l’imputata e la passeggera seduta accanto indossassero la cintura. E l’assenza dei segnalatori acustici non è considerato abbastanza per “escludere il nesso causale” tra la condotta negligente della ragazza e la morte dell’amico. Pertanto, la disputa legale deve ancora avere un verdetto definitivo.

La vicenda di Gianmarco Ruspantini costituisce un monito per chiunque si mette al volante. La sicurezza stradale ha sempre la priorità. Osservare le regole non solo scongiura le sanzioni, ma può impedire tragedie. In un periodo già segnato dalla riforma del Codice della Strada, il tema della sicurezza diventa ancor più di attualità, con la sentenza della Corte di Cassazione. Che, annullando la precedente assoluzione, cerca di lanciare un messaggio all’intera categoria degli automobilisti. La questione passa ora di nuovo alla Corte d’appello di Roma.

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