• 30 Gennaio 2025 22:25

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Nuovo Codice della Strada, i dubbi della Cassazione potrebbero cambiare tutto

Gen 30, 2025

Le fragilità normative del nuovo Codice della Strada sono state rivelate da una sentenza della Corte di Cassazione. Le nuove disposizioni sono entrate in vigore lo scorso 14 dicembre e hanno subito fatto discutere. Prima di tutto non va più provata l’alterazione psicofisica del guidatore, ma basta un test antidroga positivo. La nuova legge, inoltre, ha previsto una tolleranza zero anche per una serie di farmaci da banco, senza tener conto di tutti i pazienti che assumono delle medicine che possono determinare il ritiro della patente e multe salatissime.

Persone capaci di intendere e volere al momento del fermo hanno lasciato tracce di stupefacenti nei propri liquidi biologici. Da lì si sono generate altre polemiche sulle disposizione del CdS. Di recente è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione che fa riferimento alla legge precedente, ribaltando però due aspetti fondamentali delle nuovi disposizioni. Valutiamo quale è stato lo svolgimento del processo e quali sono state le decisioni dei giudici.

Codice della Strada, la sentenza della Cassazione che potrebbe ribaltare tutto

La sentenza n. 2020/2025 ha affermato che “gli esami ematici hanno un’affidabilità di gran lunga maggiore, rilevando la presenza di sostanze che, al momento dell’accertamento, per il fatto di essere in circolazione nel sangue, sono suscettibili di provocare lo stato di alterazione richiesto dalla norma incriminatrice, come pure più volte evidenziato da questa Corte (per l’affermazione secondo cui l’esame ematico, a differenza di quello delle urine, ha una valenza probatoria prossima alla certezza quanto all’attualità degli effetti di alterazione dati dal principio attivo assunto)“.

La sentenza getta un focus necessario sull’alterazione psicofisica di un conducente. In tal caso è necessario un controllo globale del suo comportamento. Gli agenti delle forze dell’ordine, infatti, dovranno valutare una serie di fattori legati alla coordinazione dei movimenti, l’eloquio e lo stato emotivo della persona. Per accertarsi se il soggetto non sia nelle condizioni di guidare un mezzo quindi dovrà essere osservato, attentamente, facendo leva su dei principi che erano di primaria importanza in passato.

Le implicazioni della decisione dei giudici

I giudici hanno sancito che “a rilevare non è la condotta di chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, bensì quella di colui che guida in stato di alterazione psicofisica determinato da tale assunzione“. Secondo la Cassazione, infatti, “ne deriva che la mera alterazione, tale da incidere sull’attenzione e sulla velocità di reazione dell’assuntore, di per sé non è rilevante, se non se ne dimostra l’origine“. La giurisprudenza consolidata ha stabilito, affinchè vi sia responsabilità penale, che non basta dimostrare la presenza di tracce di droga nell’organismo, ma occorre verificare che tali sostanze abbiano effettivamente compromesso le capacità di guida del soggetto.

In materia di alterazione psicofisica, nel 2019, si è già espressa la Corte di Cassazione con una sentenza importantissima. “Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 187, comma 1, CdS (guida in stato di alterazione a causa di stupefacenti, ndr) non è sufficiente che l’agente si sia posto alla guida subito dopo aver assunto sostanze stupefacenti, ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione psicofisica causato da tale assunzione“. La Corte di Cassazione con sentenza n. 12409/19 ha affermato che non basta quindi la mera positività, ma occorre che venga dimostrata l’effettiva alterazione alla guida. Il dibattito su eventuali correttivi normativi continuerà a essere centrale.

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