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Norma pro-autovelox nella manovra collettiva: la denuncia del Codacons

Apr 26, 2017
Norma pro-autovelox nella manovra collettiva: la denuncia del Codacons

Nella manovra correttiva dei conti pubblici spunta una norma pro-autovelox: la denuncia arriva dall’associazione dei consumatori, Codacons. Si tratta di una misura che «permetterà alle amministrazioni delle grandi città di disseminare le strade di autovelox e utilizzare i proventi delle multe elevate da tali strumenti per fare cassa e coprire i buchi di bilancio», si legge in una nota.

Il Codacons, però, è pronto ad impugnare la norma nelle sedi competenti, affinché i prefetti vigilino «approvando la collocazione degli autovelox solo dove realmente necessario, assicurandone un uso conforme all’interesso pubblico».

L’articolo 61 della manovra correttiva, come sottolineato dal Codacons, recita quanto segue: «Per gli anni 2017 e 2018, le città metropolitane, in deroga alla legislazione vigente, possono utilizzare le quote di cui all’articolo 142 del decreto 285 del ’92 (codice della strada, ndr.) per il finanziamento degli oneri riguardanti funzioni di viabilità e polizia locale».

Secondo quanto stabilito dalla norma, le città potrebbero dunque comminare multe a ripetizione per autofinanziarsi, «senza – spiega il Codacons – alcun limite e ‘in deroga alla legislazione vigente’, ossia non dovendo rispettare i vincoli previsti dall’articolo 208, comma 4 del Codice della strada che impone di devolvere una quota non inferiore a un quarto dei proventi alla sicurezza stradale come, per esempio, la segnaletica e la cartellonistica».

L’articolo 61, così formulato, desta preoccupazioni al Codacons: «questa norma, così come studiata, appare pericolosissima perché le amministrazioni, grazie a tale misura, potranno disseminare le strade di autovelox e utilizzare i soldi delle multe non per incrementare la sicurezza sulle strade, ma per coprire i buchi di bilancio, pagare straordinari e stipendi dei vigili e realizzare opere stradali per le quali i cittadini pagano già le tasse». Un rischio, questo, più volte sottolineato dal nostro editorialista, Enrico De Vita.

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