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Non solo immobili, il Vaticano gode di tesoretti da 11 miliardi

Nov 10, 2019

Quindi la Segreteria di Stato – che è insieme Palazzo Chigi, Viminale e Farnesina – ha una sua cassa (nata ai tempo di Paolo VI, perlopiù per ripagare i debiti contratti per i Concilio Vaticano II), che deve investire. Risulta che dei fondi siano stati parcheggiati al Fondo Centurion di Malta, sempre attraverso i contatti ex Credit Suisse che sono emersi negli accertamenti su Sloane Avenue.

L’Apsa, la grande cassa del Vaticano

L’altra grande cassa della Santa Sede è l’Apsa, Amministrazione patrimonio sede apostolica, cui spetterebbe per legge costituzionale (art. 172 Pastor Bonus) l’amministrazione di tutti i beni dello Stato. Ma, come si è visto, non è così. In ogni caso ha un cospicuo patrimonio immobiliare. Il suo presidente, monsignor Nunzio Galantino, in una recente intervista a Avvenire ha rivelato che si tratta di 2.400 appartamenti, il 60% affittato a canone calmierato a dipendenti, e di 600 tra negozi e uffici. Sono immobili liberi da vincoli e il loro valore è di 2-3 miliardi, nonostante il mercato in difficoltà. Per quanto riguarda il portafoglio mobiliare la stima è di un portafoglio di 1,7 miliardi: Galantino ha escluso che vi siano conti di persone fisiche estranee a ruoli dentro la Santa Sede (in passato ce ne sono stati, con tanto di sequestri e avvii di inchieste giudiziarie tuttora pendenti) e tantomeno cifrati.

C’è poi lo Ior, Istituto per le opere di religione, pietra miliare di ogni pensiero sul potere finanziario della Chiesa Cattolica, almeno da un trentennio. Oggi lo Ior, presieduto da Jean-Baptiste de Franssu e diretto da Gianfranco Mammì, dopo le riforme dei regolamenti – condotti assieme all’Aif e alla Segreteria di Stato – e un repulisti interno, ha un perimetro molto definito e presidiato, dedito ai depositi di dicasteri, diocesi e congregazioni religiose. In tutto circa 5 miliardi, ma il patrimonio netto su cui può contare è di 654 milioni (è li che avrebbe dovuto attingere se fosse stato eseguito il bonifico di 150 milioni chiesto dal Sostituto, Pena Parra, nel giugno scorso e che ha dato l’avvio all’inchiesta).

I tesoretti meno noti della Santa Sede

Questi sono i tesoretti noti o ricostruiti, cui tuttavia si devono aggiungere altre voci. Certamente uno dei dicasteri più ricchi è Propaganda Fide, presieduta dal cardinale Fernando Filoni. Per decenni ha goduto di una sorta di extraterritorialità anche contabile visto che il suo bilancio restava separato e segreto. Ora è dentro il computo generale (anche se i bilanci dal 2015 non vengono più resi noti, ma questa è un’altra storia) ma è il patrimonio la parte forte e anche sotto i riflettori, viste le inchieste nelle quali finirono.

Anni fa circolarono stime come 10 miliardi di immobili, ma secondo fonti interne è decisamente minore, circa 3-4 miliardi – frammentato in alcune centinaia di appartamenti – e un portafoglio stimato in un miliardo. Cifre meno consistenti, ma sempre apprezzabili, sono in cassa negli altri dicasteri con portafoglio, quali il Governatorato, il dicastero presieduto dal potente cardinale Giuseppe Bertello che guida ha la titolarità degli immobili dentro le mura leonine e controlla i Musei Vaticani, vera macchina di cash flow con gli oltre sei milioni di visitatori.

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