• 15 Dicembre 2025 17:00

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Non solo cucina e Tv, la collezione di auto a cinque stelle di Cannavacciuolo

Dic 15, 2025

Quando si pronuncia il nome di Antonino Cannavacciuolo, l’immaginario collettivo corre veloce tra fornelli che sfrigolano, piatti che raccontano il Sud e sguardi severi capaci di rimettere in riga una brigata intera. È lo chef che ha portato la cucina italiana nel prime time, l’uomo che trasforma il caos in ordine, ma sarebbe riduttivo fermarsi lì. Perché Cannavacciuolo, come tutti i grandi artigiani del gusto, ha un altro linguaggio attraverso cui racconta sé stesso: le automobili. Il suo garage è un concentrato di pezzi da novanta, di matrice soprattutto sportiva e rallistica, ma non soltanto. Insomma, la collezione del mitico cuoco di Vico Equense è qualcosa da stropicciarsi gli occhi.

I primi amori

La passione di Cannavacciuolo per l’auto è vera, radicata e viscerale. Lo si capisce scorrendo i suoi social, dove negli ultimi tempi ha aperto le porte del suo box come si fa con una cantina preziosa: senza esibizionismo, ma con orgoglio. Un viaggio che parte da lontano, da una Fiat 500, prima auto, amore e simbolo di libertà. Una 500 “rigorosamente truccata”, come si faceva nel passato per darsi un po’ di tono. È cattiva e vissuta, ma gli piace così. Come certe cucine popolari dal forte carattere.

Ma se la 500 è stata l’iniziazione, l’auto che — parole sue — lo ha fatto diventare grande è stata una Renault 4 (oggi tornata sul mercato in versione elettrica). Un’auto umile, spartana, lontana anni luce dalle supercar che oggi popolano i sogni di molti. Eppure, fondamentale. Perché la R4 non ti coccolava: ti chiedeva rispetto, attenzione e pazienza. Esattamente come una ricetta che non perdona distrazioni. È lì che Cannavacciuolo ha imparato a guidare davvero, a macinare chilometri, a conoscere la strada come si conosce una materia prima.

Un garage che si allarga

Poi arrivano gli anni della maturità, del lavoro che esplode, dei ristoranti, degli impegni che si moltiplicano. Oltre 100.000 chilometri all’anno non sono uno scherzo, e allora il rapporto con l’auto diventa quasi affettivo. Una Mercedes ML per viaggiare comodi e in sicurezza. Poi, arriva una Maserati GranTurismo, elegante e potente, passata successivamente alla moglie quando la carriera incrocia quella di Volvo, di cui Cannavacciuolo è stato testimonial. Fino a poco tempo fa l’auto aziendale è stata una Volvo XC90, sintesi nordica di comfort, solidità e responsabilità.

Ma sarebbe un errore pensare che il cuore dello chef batta solo per le auto moderne. Perché nel suo garage vivono anche sportive e youngtimer che parlano un’altra lingua. Una Porsche 911, un simbolo amato in modo trasversale da chi ha la passione per le quattro ruote. Una Abarth A112, piccola belva da strada che ha fatto sognare un Paese intero. Infine, una Fiat 127 Sport, ricordo di un’Italia che correva senza elettronica e senza paura. Eppure, quando gli si chiede quale sia la sua preferita, Cannavacciuolo non esita. La risposta è immediata, quasi istintiva.

Lancia Delta Integrale, la sua preferita

Il “Deltone”, in livrea Martini Racing, custodito come un’opera d’arte, amato come un figlio. La regina dei rally, l’auto che ha scritto la storia con le ruote sporche di fango e gloria. Non è solo una macchina: la Lancia Delta HF Integrale è molto di più, è potenza, tecnica e infinito carisma. Esattamente come la cucina di Cannavacciuolo. Ogni volta che appare sui social è un pieno di like, ma soprattutto è una dichiarazione d’amore per un’epoca in cui le vittorie si conquistavano con il coraggio e con il talento.

Recentemente si sono aggiunte altre vetture da rally, come la Subaru Impreza nella sua mitica livrea blu e la Toyota Celica, rivale delle stessa Delta a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Due giapponesi che sanno fare colpo anche alle nostre latitudini. Per tirare le somme, Antonino Cannavacciuolo è così: buongustaio in cucina, intenditore nella vita e capace di riconoscere la qualità ovunque si nasconda. Anche sotto un cofano.

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