Il taglio delle accise appare ormai come un lontano ricordo per gli italiani, col prezzo dei carburanti ai massimi livelli da sei mesi e il governo che, nonostante gli ampi appelli dei cittadini, prosegue col no alla riduzione. Da quando sono saliti al potere, infatti, Giorgia Meloni e il suo esecutivo non ne hanno voluto sapere di applicare lo sconto al rifornimento tagliando l’imposta, come aveva fatto il suo predecessore Mario Draghi, creando ancora una volta non pochi disagi alle tasche degli italiani. Per un no detto e ridetto, però, arrivano miliardi nelle casse dello Stato, mentre il portafoglio dei cittadini si svuota sempre più.
Ennesimo no al taglio delle accise
Come vi abbiamo già raccontato, il prezzo del carburante è al massimo da sei mesi, con i costi che portano gli italiani a dover sborsare addirittura 7 euro in più, rispetto a fine anno, per potersi permettere un pieno. La benzina che sfiora i 2 euro, e in taluni casi sfonda anche il muro dei 2,5 euro in determinate tratte autostradali, è infatti il nemico numero uno degli automobilisti che continuano a chiedere provvedimenti al governo.
Ma nonostante l’appello fatto anche dalle associazioni dei consumatori, l’esecutivo sembra non volerne sapere. E lo fa capire con le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che, tra una litigata e l’altra con Stellantis e il ceo Carlos Tavares, ha detto la sua su quella che sarà la decisione finale del governo Meloni sul taglio delle accise.
Interrogato al Question time alla Camera dalla deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda sulla possibilità di uno sconto dell’imposta, la guida del Mimit è apparso fermo nel giudizio, sottolineando come il dicastero in primis esclude questa possibilità.
Perché? Perché, secondo Urso, il livello dei prezzi di oggi è “ben diverso” da quello trovato dal precedente governo, costretto alla sforbiciata solo dopo che era stato “sfondato il tetto dei 2,3 euro al litro”.
Quanto incassa il governo dalle accise
Insomma, una presa di posizione chiara, quasi scultorea da parte del Mimit che non ascolta i cittadini e le associazioni. Tra queste anche l’Unione Energie per la Mobilità (Unem), che ha redatto un report in cui sono stati fatti i conti in tasca al governo in materia di accise.
Se già Staffetta Quotidiana ha calcolato in 25 miliardi l’incasso dalle accise nel 2023, con un balzo in avanti sostanzioso rispetto al 2022- anno in cui era ancora in vigore il taglio concesso dal governo Draghi per il caro-energia dovuto alla crisi con la Russia – con un aumento di ben 7 miliardi, la situazione nel 2024 non di discosta di molto. I numeri addirittura suggeriscono che le entrate nell’anno saranno superiori.
Nei primi due mesi, infatti, il gettito fiscale è stato pari a circa 6 miliardi, con 4 miliardi per le accise e 2 miliardi di Iva. Rispetto al 2023 si tratta di una crescita di 270 milioni di euro sullo stesso periodo. E se l’andamento dovesse rimanere questo, anche guardando l’evoluzione dei prezzi alle stazioni di rifornimento, l’Unem stima che la tassazione rischia di portare nelle casse dello Stato quasi 40 miliardi di euro.