• 26 Ottobre 2024 10:31

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Niente fabbriche in Italia per il colosso cinese dell’auto

Ott 26, 2024

Le recenti tensioni commerciali tra l’UE e la Cina potrebbero complicare i piani dell’Italia di attrarre investimenti diretti nelle produzioni a batteria. Secondo rumors riportate dall’autorevole testata Bloomberg, Pechino avrebbe chiesto ai rispettivi Costruttori di rallentare i piani di espansione nel Vecchio Continente, e Dongfeng, la maggiore candidata ad approdare nella penisola, avrebbe preferito prestarle ascolto. Il fattore scatenante consiste nei possibili dazi che Bruxelles starebbe preparando.

Pressioni dall’alto

Negli ultimi anni, i principali brand di veicoli cinesi, tra cui Dongfeng, Changan e Chery, hanno guardato con crescente interesse al mercato europeo, vedendo in essa una possibilità di consolidamento profittevole. Ciò poiché i prezzi di listino tendono a essere superiori in confronto al territorio locale, dove tiene banco una feroce guerra al ribasso. Tuttavia, le autorità centrali della Repubblica Popolare avrebbero messo un freno a tali ambizioni. Benché non costituisca una direttiva vincolante, le compagnie interessate, specie quelle con partecipazioni statali, preferiscono seguirle, nel timore di ripercussioni.

Il Governo avrebbe richiesto espressamente di sospendere la ricerca di ulteriori impianti e di astenersi dalla sottoscrizioni di intesa, almeno fino allo sblocco delle trattative con l’UE. La politica a monte è di attuare un “basso profilo”, in un fase delicata negli affaire bilaterali. Il provvedimento non dipenderebbe esclusivamente dai dazi.

Infatti, il fine risiede è scongiurare sul nascere il rischio di una sovraccapacità in un continente dove la transizione ecologica procede a rilento. Altrettanto determinante è lo scarso appeal nutrito dai veicoli cinesi agli occhi dei consumatori. In confronto al recente passato, si è registrata un’apertura, almeno nella nostra penisola, dove, in una recente indagine, sette interpellati su dieci hanno dichiarato di essere disposti a valutarne l’acquisto, ma la strada da percorrere rimane ancora lunga. A trattenere gli scettici è, in particolare, la convinzione secondo la quale il Made in China sia sinonimo di qualità carente.

Gli stop

Tra i progetti principali interrotti c’è, appunto, quello di Dongfeng, la quale aveva mostrato interesse per un insediamento industriale nello Stivale. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, improntato a rafforzare la relativa posizione nel settore delle auto elettriche e ad attrarre nuovi investimenti esteri, aveva individuato proprio nella compagnia un valido partner strategico. La ventilata apertura di una fabbrica avrebbe portato posti di lavoro e know-how tecnologico, un passo avanti, nella prospettiva italiana, verso trasporti green.

Per via dell’ingerenza governativa di Pechino, Dongfeng avrebbe, però, comunicato la sospensione del programma, accusando Roma di aver sostenuto le misure protezionistiche UE.  Intanto, delle connazionali sono arrivate alle stesse conclusioni. Nello specifico, Changan ha annullato un evento programmato a Milano, in cui avrebbe illustrato le manovre d’ingresso in territorio europeo.

A sua volta, Chery ha ritirato l’avvio della fabbricazione elettrica a Barcellona, in collaborazione con la spagnola Ebro: il via scatterà solo nell’ottobre del 2025. In aggiunta, i vertici dirigenziali hanno indetto una revisione completa delle strategie, segnale di una crescente prudenza. Comunque, c’è anche chi prosegue il piano di espansione: BYD ha da poco sancito un investimento da un miliardo di euro per la costruzione di uno stabilimento in Turchia.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close