AGI – Nessuno resti senza quel lavoro che anche Cristo volle svolgere. Ad affermarlo Papa Francesco in un tweet in occasione del 1 Maggio, giornata in cui la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore.
“Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. Imploriamo San Giuseppe Lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!“, scrive Bergoglio.
Lo scorso anno Bergoglio aveva messo l’accento sulla necessità di assicurare a tutti il lavoro, la dignità e la giusta retribuzione.
Nella celebrazione della messa a Santa Marta, il Pontefice aveva vicino una statua di San Giuseppe artigiano portata per l’occasione dalle Acli, le Associazioni cristiane dei Lavoratori italiane.
Lavoratori e migranti
“Oggi è la festa di San Giuseppe lavoratore e la Giornata dei lavoratori: preghiamo per tutti i lavoratori”, aveva detto, “Per tutti. Perché a nessuna persona manchi il lavoro e che tutti siano giustamente pagati e possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.
Da oggi, poi, sarà anche “protettore degli esuli” (con chiaro riferimento alla fuga in Egitto, ma anche ai migranti contemporanei), come degli afflitti e dei poveri. Nel giorno della festa in cui la Chiesa lo ricorda come il Lavoratore (e nel corso dell’anno speciale che gli è stato dedicato per volontà di Papa Francesco), San Giuseppe verrà invocato nelle litanie con una serie di nuovi appellativi.
Ad annunciarlo, in una lettera alle conferenze episcopali di tutto il mondo, Arthur Roche, segretario della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
Il tema del lavoro è sempre stato al centro dell’azione del Papa, che già nel maggio del 2013 – pochi giorni dopo l’elezione – era intervenuto sul tema nel corso di una udienza generale.
“Gesù entra nella nostra storia, viene in mezzo a noi – aveva detto – nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno”.
“Questo – aveva proseguito – ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro. Il libro della Genesi narra che Dio creò l’uomo e la donna affidando loro il compito di riempire la terra e soggiogarla, che non significa sfruttarla, ma coltivarla e custodirla, averne cura con la propria opera. Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci ‘unge’ di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre ; dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale”.
Il lavoro che schiavizza
Il Papa aveva quindi rivolto a tutti un invito alla solidarietà e ai responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione.
“Questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza”, erano state le sue parole, “anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona. E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte”.
Infine, si era riferito al cosiddetto “lavoro schiavo”, il lavoro che schiavizza: “Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo”.