AGI – Al Festival dell’Economia di Trento si è discusso del mutato contesto geopolitico, alla luce dei conflitti in corso, sul ruolo di Cina e Stati Uniti in questo ultimo anno e su come le tecnologie intervengano nella difesa nel panel intitolato “Industria delle armi: la grande sfida Cina-Stati Uniti nelle tecnologie avanzate”.
“La Cina e gli Stati Uniti oggi sono i player strategici a livello globale, anche se non sono sempre i più attivi per quanto riguarda gli interventi diretti – ha esordito il Presidente di Fincantieri, Claudio Graziano – e per dare il valore di quanto ha affermato, ha riportato i volumi delle spese dedicate alla difesa dai due Stati, volumi che danno una certa rappresentatività: gli USA 850miliardi di dollari, la Cina 260 miliardi di dollari. Il dato UE è di 230 miliardi di euro.
Non vi è dubbio che USA e Cina giochino un ruolo di supremazia militare su piani e temi diversi, in competizione geopolitica. La Cina sta investendo molto nella difesa, perché la sicurezza è alla base del sistema cinese – ha spiegato Graziano. In questo contesto, lo spazio ricoperto dall’Intelligenza Artificiale è fondamentale e rappresenta, per certi versi, quella che ai tempi della Guerra Fredda era la sfida nucleare, che ha condizionato gli equilibri di potenza del mondo e ha cambiato la struttura della sicurezza, lasciando il “terrore del nucleare” che ancora oggi persiste. Oggi l’IA è entrata strategicamente sia nel mondo civile che militare ed esiste una corsa verso la sovranità tecnologica, soprattutto tra USA e Cina, dove l’Europa rappresenta un po’ il “vaso di argilla tra i vasi di ferro” in questa competizione.
Le guerre sono cambiate, si pensava che la cyberwar avrebbe preso il posto delle guerre fisiche. “Non si può far altro che constatare che la situazione sta evolvendo al peggio – ha affermato Tamburini del Sole24Ore – perché si immaginava di andare verso una guerra cybernetica, senza sangue, con una supremazia tecnologica dalla quale sarebbero discesi i concetti di vittoria e di sconfitta. Ma non sta andando così. In realtà, ci sono tre tipologie di guerre che s’intrecciano tra loro: la tradizionale, quella degli scontri tra eserciti, quella inaccettabile dei bombardamenti sistematici, che hanno come primo obiettivo i civili e una terza, la più importante, la cyberwar, perché alla fine, le guerre si vincono o si perdono per la supremazia tecnologica. E qui si sta giocando una corsa a chi arriva prima in una situazione di conflitto globale – ha aggiunto – perché è tramontato il modello della globalizzazione che era fondato su realtà di coesistenza. Un modello che sembrava definito, ma è inesorabilmente finito. Oggi, c’è una situazione internazionale che ha archiviato la globalizzazione e prevede un conflitto tra Cina, USA, Russia e Europa che, come detto, presenta tutta la sua fragilità. Perché il mondo geopolitico negli ultimi dieci anni è cambiato significativamente – ha spiegato ancora Tamburini – e l’Occidente, considerato fino a oggi “l’ombelico del mondo”, sta lasciando la scena all’Oriente. La realtà oggi è che c’è una Cina che ha attaccato gli USA, trasformandosi da produttrice di beni di largo consumo a potenza con ambizioni di leader nelle tecnologie avanzate. Abbiamo una Russia che è diventata ancillare alla Cina, dividendosi profondamente dall’Europa. L’Africa, dimenticata e sfruttata e infine rimossa dall’Occidente, oggi è sotto il controllo dei cinesi e dei russi. E un’altra realtà significativa in distacco dall’Europa è l’America Latina.
L’Occidente quindi, risulta isolato in questo scenario di cambiamento. A questo – ha detto Fabio Tamburini – si aggiunge una straordinaria novità: la Cina non ‘guida più le danze’ perché l’India, da un anno, l’ha superata su due fronti decisivi, la demografia e lo sviluppo economico. E infine, dobbiamo tenere in considerazione il nuovo ruolo dell’Arabia Saudita. Insomma, dal punto di vista geopolitico, siamo di fronte a un mondo che potremmo definire ‘terremotato’ “.
Di fronte a tutto ciò, la difesa europea è un elemento irrinunciabile – ha detto il generale Graziano – e l’Europa ha dimostrato recentemente, all’indomani dell’invasione russa in Ucraina, di saper dare una risposta in pochi giorni all’unanimità sugli aiuti, fornire supporto militare e stabilire sanzioni. Ci si è resi conto che questa Europa della difesa e della sicurezza è un elemento chiave, fondato su una effettiva base industriale capace di produrre sistemi efficienti, interscambiabili e non frammentati e questo significa essere più competitivi. Ma una volontà politica, una capacità industriale e un saper pianificare che, talvolta, si trovano a cozzare con divisioni e “fughe in avanti” dei singoli Stati che, ancora su molti aspetti, si ritrovano divisi.