AGI – L’inflazione americana ha toccato il suo record dal novembre 1981. È sostenuta la crescita dell’indice CPI – +1,3% mensile top dal 2005 e +9,1% annuo. Anche l’indice core, depurato da costi dell’energia e del cibo, ha mostrato un andamento sostenuto: è salito dello 0,7% a giugno su base mensile (contro le stime di un +0,5%) e del 5,9% su base annuale (contro le previsioni del +5,7%).
È stato un mix di fattori a provocare tale impennata, acuita dalla guerra in corso in Ucraina. I prezzi della benzina negli Stati Uniti hanno raggiunto livelli record a giugno, con una media di oltre 5 dollari al gallone, mentre sono stati creati a giugno la cifra record di 372.000 posti di lavoro in un mese. Per rendere idea del mercato del lavoro ‘stretto’, alla fine di maggio c’erano quasi due posti di lavoro per ogni disoccupato.
Spetta quindi alla Fed raffreddare la domanda nell’economia per riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%. I mercati finanziari si aspettano in larga misura che la banca centrale statunitense aumenti il suo tasso dello 0,75% nella riunione del 26-27 luglio ma ora si sta rafforzando l’ipotesi che decida per un rialzo analogo anche alla riunione di settembre.
In un primo momento, si sperava che lo spostamento della spesa dai beni ai servizi potesse contribuire a raffreddare l’inflazione. Ma la forte contrazione del mercato del lavoro sta facendo lievitare i salari, e quindi aumentare i prezzi dei servizi. Che fosse invece cosi’ forte la fiammata dell’inflazione era stato in un certo modo anticipato dalla Casa Bianca che circa un’ora prima dalla pubblicazione del dato, ha fatto sapere che è risultata “molto elevata”.