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Natale in lockdown e turismo, il grido d’allarme dello sci: “Fateci partire entro gennaio o non ha senso”

Dic 24, 2020

La stagione dello sci non ripartirà il 7 gennaio. In questa data – che resta comunque fissata nel Dpcm del 3 dicembre scorso – non crede più nessuno, anche perché le regole non sono state ancora discusse (né tantomeno approvate) dal Comitato tecnico scientifico. Non ci credono più le Regioni (che hanno avviato il confronto su una possibile riapertura il 25 o il 31 gennaio), non ci credono gli albergatori delle stazioni turistiche invernali (che in massima parte hanno deciso di chiudere) e non ci credono nemmeno le funivie.

Con Valeria Ghezzi – presidente nazionale Anef, l’associazione degli esercenti impianti a fune- che spiega: “La pressione sugli ospedali è ancora troppo elevata, il numero di contagi troppo alto, il protocollo è fermo al Cts, in questo momento non ha senso aprire gli impianti”. E quando allora? “Entro il mese di gennaio, al massimo ai primi di febbraio, perché andare più in là sarebbe impossibile: la nostra non è un’attività che si mette in moto semplicemente girando una chiavetta. Dobbiamo procedere con le assunzioni, mettere in sicurezza le aree sciistiche e non possiamo certo montare chilometri di reti di sicurezza e installare centinaia di materassi per una stagione di poche settimane. Quello che chiediamo, in ogni caso, sono punti di riferimento certi”.

Fuori dal coro c’è l’Alto Adige, con il consorzio Dolomiti Superski che ancora (sebbene con toni sempre più sfumati) prevede l’apertura il 7 gennaio sul proprio sito internet: “Questa è la data fissata dal governo e per noi, finché la situazione non cambierà, resta il punto di riferimento” spiega il direttore marketing del consorzio, Marco Pappalardo. In provincia di Bolzano, dove il governatore Arno Kompatscher, ha disposto regole estremamente severe in vista del Natale, c’è la speranza di aprire al più presto, anche per allinearsi all’Austria (dove l’apertura è imminente) e la Svizzera (dove lo sci non ha mai chiuso). Più prudente il Trentino, dove l’assessore al turismo, Roberto Failoni, ha comunque lanciato l’ipotesi di aprire il 25 gennaio, in anticipo rispetto alla data del 31 condivisa dalle altre regioni. Tutte da vedere le regole sul distanziamento, sulla portata degli impianti, sul numero di skipass che potranno essere venduti.

In questo scenario qualcuno ha cominciato a sfilarsi, come le Funivie Saslong (Val Gardena, Alto Adige) che con un lungo (e polemico) comunicato hanno annunciato la chiusura per l’intera stagione. “Ma si tratta di un solo operatore sui quaranta della nostra valle” hanno fatto notare le altre società funiviarie della zona. Ma quando a gettare la spugna sono le funivie che ospitano una prova storica di Coppa del Mondo è chiaro che la notizia è destinata a fare più clamore. Una notizia – quella della cancellazione di tutta la stagione – che è anche l’incubo dei lavoratori del turismo invernale, tra cui migliaia di maestri di sci.

I numeri dello sci – fa presente ancora Ghezzi – sono impressionanti: 3 milioni di praticanti in Italia (tra sciatori e appassionati di snowboard), 1,2 miliardi di fatturato delle funivie (di cui un terzo a Natale) che diventano 11 miliardi (con 120 mila dipendenti) prendendo in considerazione l’intero indotto generato dagli impianti di risalita. Ma a questi numeri vanno aggiunti quelli che indicano l’impatto dello sci sulla sanità, cioè l’aspetto che in questo momento fa più paura: si tratta di 10 mila incidenti sciistici a stagione solo in provincia di Trento, con 50-60 infortuni che richiedono assistenza ospedaliera nelle giornate di punta. Un “super lavoro” che in questo momento la sanità, concentrata sull’emergenza Covid, non si può permettere.

Intanto le località turistiche delle Dolomiti si presentano perfettamente imbiancate, dopo una serie di nevicate particolarmente abbondanti: una situazione beffarda, con i pochi turisti in circolazione che frequentano comunque le piste con ciaspole, slitte o con gli sci da alpinismo. Una situazione che ha provocato il richiamo degli impiantisti che stanno comunque lavorando alla battitura della neve, per tenersi pronti a un’eventuale apertura: “Purtroppo dobbiamo segnalare che le piste sono chiuse – si legge in una nota diffusa dalle funivie della valle di Fassa (Trentino) – e che possono essere presenti mezzi battipista, verricelli, cavi e motoslitte e che quindi non è consentito, per motivi di sicurezza, usare i tracciati per scopi ricreativi e ludici”.

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