ATM sta spulciando oltre 2.500 richieste di rimborso ancora pendenti, inviate a cittadini che in qualche modo hanno intralciato la corsa dei mezzi pubblici. C’è di tutto, dai suv parcheggiati in seconda fila al ciclista che cade per terra e impedisce per qualche tempo il passaggio del tram.
L’azienda vuole capire quante raccomandate siano state spedite per errore a cittadini incolpevoli. Come nel caso di Annamaria Tammone, la signora di 76 anni che il 3 aprile si ruppe un braccio nel tentativo di salire sul tram 9, all’incrocio fra via Ripamonti e viale Bligny. Atm le chiese 836 euro, accusandola di avere interrotto per 135 minuti il traffico dei tram sulla linea. Una richiesta poi annullata dalla stessa Atm, con tante scuse fatte alla donna anche di persona dal presidente Luca Bianchi. Decisivo fu l’intervento del figlio, l’avvocato Fabio Cesare.
Il caso della signora Tammone ha spinto Atm a passare in esame tutte le pratiche di risarcimento ancora pendenti, che nei mesi scorsi si sono accumulate sui tavoli dell’ufficio legale dell’azienda. Da una prima sommaria analisi risulta che la grande maggioranza di richieste sia stata indirizzata correttamente, a cittadini che hanno bloccato tram e bus posteggiando in punti vietati, o comunque violando il codice della strada. “Fermo restando il principio che chi causa un’interruzione di pubblico servizio deve risarcire il danno come previsto dal codice civile – scrive Atm – il caso della signora Tammone ha sollecitato una riflessione. Stiamo passando al setaccio tutte le 2.500 pratiche, analizzandole caso per caso”.
Uno dei casi che gli avvocati di Atm dovranno valutare è quello di un ciclista che il 12 dicembre 2016 scivolò sulle rotaie del tram e sul pavè sconnesso in via Beato Angelico, all’incrocio con viale Argonne. Atm, come nel caso della signora Tammone, gli chiede di risarcire 480,07 euro perché “in seguito a incidente ha determinato l’interruzione del servizio autofilotranviario”. Segue l’indicazione del codice Iban per il saldo dell’importo. Ma lui non ci sta. E lo scorso 7 giugno ha risposto ad Atm con una lettera. “Respingo la vostra immotivata richiesta – si legge – . Sono scivolato e caduto dove le beole, oltre che sconnesse, quando piove diventano molto scivolose, anche a causa delle perdite di olio e scarichi dei veicoli che si fermano e ripartono al semaforo “. L’uomo, che nell’incidente ha riportato ferite “con prognosi di sette giorni più successivi dieci di riposo”, invita Atm a chiedere i danni “al Comune, che non
interviene per sostituire una pavimentazione obsoleta e pericolosa”, tanto che “risulta che siano caduti in molti in quel punto”.Al ciclista, i legali di Atm hanno risposto il 14 luglio: “Dobbiamo insistere nella nostra richiesta. Restiamo in attesa di ricevere il pagamento dell’importo di 480 euro”. La pratica, come le altre, sarà riesaminata con cura, di modo da capire se il ciclista debba effettivamente risarcire.