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Mps, Profumo e Viola rinviati a giudizio per il caso derivati

Apr 27, 2018

MILANO – ll Gup di Milano Alessandra Del Corvo ha rinviato a giudizio con le accuse di aggiotaggio e falso in bilancio i due ex vertici di MPS Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, nell’ambito di uno dei processi sulla crisi dell’istituto senese e in particolare sulla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria. Il processo comincerà il 17 luglio. La Procura di Milano aveva chiesto il proscioglimento di entrambi.

Insieme agli ex vertici di Mps (oggi Profumo è ad di Leonardo) è stato rinviato a giudizio Paolo Salvadori, ex presidente del, collegio sindacale, per cui è però caduta l’accusa di aggiotaggio, e la banca Mps per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti per i reati commessi dai dipendenti.

Fonti vicine a Profumo spiegano che il manager si è detto “sorpreso” del rinvio a giudizio confermando”con determinazione di essere sereno per le scelte fatte in Mps”. “Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura”.

Sul mercato la notizia si fa sentire più sul titolo di Leonardo che cede un punto percentuale mentre Mps è in lieve calo.

La vicenda giudiziaria è uno stralcio della storia senese, riguardante le operazioni condotte tra il 2012 e il 2015 con l’ipotesi di aggiotaggio e falso in bilancio. La tranche d’indagine riguarda la contabilizzazione a ‘saldi aperti’ dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni strutturate la prima con Deutsche Bank e la seconda con Nomura. I pm Civardi, Baggio e Clerici, coordinati dal procuratore Francesco Greco, avevano sostenuto già nella richiesta di archiviazione che Viola, anche ex ad della Popolare di Vicenza e Profumo visti il ‘restatement’ del bilancio di Mps da loro effettuato e la scoperta dei vari ‘trucchi’ che sarebbero stati adottati da chi li aveva preceduti per abbellirlo e nascondere ‘buchi’, avrebbero agito senza alcuna intenzione di falsificare i bilanci (quelli tra il 2011 e il 2014) né di occultare le perdite.

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