MotoGP o Superbike? Qual è la classe regina? Due categorie partite con una sostanziale distanza l’una dall’altra, ma nel tempo sempre più vicine, sono i due campionati di riferimento. Ma come sono e come si sono fatte conoscere questi due poli del motociclismo di velocità? A quale filosofia appartengono e per quali caratteristiche possono affascinare un pubblico piuttosto che un altro. Vediamo insieme differenze e somiglianze tra i due mondi della massima espressione della velocità su due ruote.
La MotoGP
La MotoGP è di fatto la classe regina del Motomondiale da quando, nel 2002, ha sostituito a tempo indeterminato la 500. Abituati alle strillanti “mezzo litro”, le prime 1000 cc quattro tempi, sembravano grandi e alquanto insolite, per correre in pista come prototipi. Bisogna precisare che il Motomondiale, nelle sue declinazioni, conta moto d’interpretazione costruttiva limitata alle cilindrate ammesse per categoria e la differenza in termini di prestazioni la fa lo sviluppo di telai, ciclistica, oltre che del propulsore che non deve essere sovralimentato. Il tutto condito da una ricerca di leggerezza e buona sensibilità dei piloti designati a gestire un’importante rapporto peso-potenza.
La scelta di cambiare completamente schema motoristico è sorta dalla decisione di alcune case, una su tutte, di non sviluppare più il motore a due tempi in favore di un mercato sempre più orientato sulle grosse cilindrate. Tale mossa ha poi permesso a marchi come Ducati di affacciarsi ai GP con una buona dose di esperienza nella realizzazione di motori quattro tempi vincenti tra le derivate di serie. Per vent’anni la formula è rimasta invariata con le prove libere del venerdì, le qualifiche del sabato con gestione dei turni aggiornate nel tempo e la gara della domenica come evento clou della manifestazione. All’entrata di Ducati in MotoGP si sono accodati altri nomi importanti del mercato come Aprilia, Kawasaki e KTM, impegnandosi a fasi alterne e con progetti importanti. A margine, le prime edizioni risentirono del passaggio dai vecchi prototipi e piccoli costruttori come Proton, Muz o Ilmor fecero la loro comparsa senza fortuna. Con Valentino Rossi come primo storico Campione del Mondo di MotoGP, in questa categoria sono passati i maggiori piloti degli ultimi due decenni, provenienti non solo dalle serie cadette, ma anche dai campionati concomitanti come la Superbike. Proprio il successo e la popolarità di quest’ultima, che in tutto il mondo bruciava i biglietti e in brevissimo tempo faceva il tutto esaurito, sono stati motivi abbastanza centrali nella nascita della MotoGP. Per DORNA occorreva reinventare la “top class” e dare al pubblico l’emozione delle gare combattute fino all’ultima curva e riaccendere l’entusiasmo che si era spostato sulle derivate di serie.
La Superbike
La Superbike, nata nel 1988 sulla falsariga delle gare americane e della 200 miglia di Imola degli anni Settanta, ha sempre avuto come caratteristica imprescindibile di far gareggiare solo moto di derivazione di serie, originariamente tra i 750 e i 1000 cc a seconda del frazionamento del motore e immatricolate in un certo numero di pezzi. L’idea era attirare, con gare spettacolari e mezzi che fossero diversi, ma bilanciati in prestazioni, il pubblico di tutti quei motociclisti o semplici appassionati che non si rispecchiavano nel Motomondiale, che possedevano o desideravano possedere moto da strada come Ducati, Bimota e Kawasaki non iscritte al mondiale, o più semplicemente si emozionavano vedendo la loro stessa moto scendere in pista e magari vincere.
Ciliegina sulla torta, il formidabile programma che prevedeva le prove libere al venerdì, la qualifica del sabato con sistema “Superpole”, dove i primi quindici dell’ultimo turno si sfidavano uno per volta in un giro lanciato a pista completamente libera e due manche la domenica, una al mattino in apertura di giornata e una al pomeriggio. Il crescere dell’interesse ha incrementato anche la storia di alcuni marchi che per anni hanno visto la Superbike come banco di prova della propria produzione sportiva (es. Ducati o Kawasaki), e infine, alcuni piloti talentuosi sono diventati vere leggende, anche una volta abbandonato questo paddock per la MotoGP (es. Troy Bayliss o Colin Edwards).
L’arrivo di DORNA
All’apice della loro storia, i due campionati hanno iniziato gradualmente a convergere nella stessa direzione, cedendo qualcosa della loro originalità e accogliendo sempre più i rispettivi tratti l’una dell’altra. L’accelerata l’ha data DORNA con il suo arrivo dopo l’acquisizione del campionato mondiale per moto di produzione, divenendo gestore di entrambe le serie e iniziando, dopo un periodo di rodaggio, una serie di modifiche ai regolamenti in modo da permettere ai due campionati di somigliarsi, mantenendo come differenza sostanziale i prototipi e le moto da strada. L’introduzione dell’unico fornitore di pneumatici per tutti e la costituzione di tre categorie speculari per campionato, sono i segni più evidenti della parentela che oggi lega queste due famiglie e che si è rafforzata con la circolazione a doppio senso di piloti tra i due paddock.
Se in un primo momento la tendenza degli organizzatori sembrava quella di destrutturare la Superbike, con lo spostamento di una delle due gare del weekend al sabato e l’introduzione della Superpole Race di 10 giri alla domenica mattina, oggi possiamo vedere come, anche fra i prototipi, sia fondamentale non appiattire lo spettacolo in favore di prestazioni, ma rimescolare meglio le carte a ogni tappa. Novità di quest’anno è proprio la “gara sprint” prendendo spunto dai cugini che, dopo aver guidato per anni moto stradali adattate alle corse, oggi sono dotati di mezzi che dall’aerodinamica, al propulsore, ai freni e al telaio, sono sempre più delle GP da concessionario.