Non si era più ripresa dal quel terribile 13 febbraio del 2012, quando si sentì male al Giglio dopo aver seguito per i Tg della Rai la messa a un mese dal naufragio della Concordia: è morta la giornalista Paola Nappi. Aveva 55 anni, era sposata, due figli, una lunga carriera di cronista e di inviata.
L’annuncio della scomparsa è stato dato dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, dal presidente dell’Assostampa Toscana, Sandro Bennucci, e dai componenti degli organismi dirigenti della Federazione nazionale della Stampa e dell’Associazione Stampa Toscana, che «partecipano affranti al dolore della famiglia e dei colleghi della Rai per la scomparsa, dopo sette anni di sofferenze, della collega Paola Nappi».
I funerali i svolgeranno venerdì 11 gennaio, alle 15, nella chiesa di Santa Lucia ad Antignano, a Livorno.
Fece l’ultimo servizio per il Tg del primo pomeriggio e in serata fu colta da malore. Le sue condizioni apparvero subito gravi. Da quel momento non solo non è più riuscita a lavorare, ma si può dire che non si sia più ripresa. «La notizia della sua scomparsa colpisce l’intera categoria e dimostra, qualora ce ne fosse stato bisogno, il tipo di stress e di sacrificio ai quali sono sottoposti i giornalisti in prima linea», si legge in una nota del sindacato dei giornalisti. Ast e Fnsi «si stringono al babbo di Paola Nappi, il nostro collega Roberto, e a tutta la famiglia nel ricordo di una donna e di una giornalista solare, esempio di dedizione profonda al suo lavoro».
Paola Nappi accusò un malore mentre scendeva sulle scale della chiesa al Giglio dove aveva seguito la messa in suffragio delle vittime del naufragio della Concordia. Il caso volle che in quegli istanti fosse già pronto a decollare un eliambulanza che la trasporto prima all’ospedale di Grosseto e quindi alle Scotte di Siena, dove venne operata a lungo per ridurre le devastanti conseguenze dell’emorragia cerebrale. Dopo giorni in coma farmacologico, il risveglio e la battaglia per tornare a una vita il più possibile simile a quella di prima. Una battaglia durissima, raccontata in interviste, che avevano spinto familiari, amici e colleghi a definirla “una guerriera”.