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Morning Bell: mercati nervosi ma sembrano essersi scrollati di dosso le tensioni tra Usa e Cina

Ago 4, 2022

AGI – I mercati sono nervosi ma stanno digerendo abbastanza bene l’atteso inasprimento sui tassi e la paura della recessione e sembrerebbero essersi scrollati di dosso l’escalation delle esercitazioni militari intorno a Taiwan e il surriscaldamento delle tensioni tra Cina e Usa, visto che la partenza della Speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi dall’isola è avvenuta senza incidenti.

Le Borse asiatiche salgono, i future a Wall Street sono in lieve frenata e quelli in Europa sono piatti, dopo il rally di ieri a New York. Anche i prezzi del greggio si sono stabilizzati, dopo essere scivolati a un minimo da quasi sei mesi durante la notte, grazie all’aumento a sorpresa delle scorte settimanali Usa. E il dollaro ha ripreso a rafforzarsi, sulla scia dei commenti decisamente da ‘falco’ di diversi esponenti della Federal Reserve.

La Borsa di Tokyo sale di mezzo punto percentuale, quella di Hong Kong dell’1,7% e quella di Shanghai avanza, mentre i future a Wall Street cedono leggermente, dopo una chiusura in netto rialzo, trainata dai titoli tecnologici. Il mercato azionario a stelle e strisce si è focalizzato sui buoni dati macro dell’Ism servizi, che a luglio è salito a 56,7 punti dai 55,3 punti di giugno, contro un atteso calo a 54 punti.

È il ventiseiesimo mese consecutivo che l’Ism è in espansione, sopra la soglia dei 50 punti. E questo ha decisamente raffreddato la paura di recessione, nonostante il Pmi servizi, l’altro indice anticipatore Usa rilasciato ieri, sia sceso a 47,3 punti, in linea con le attese. Buone notizie anche dal fronte delle trimestrali, con Paypal in rialzo del 9,25%, dopo aver aumentato la guidance sui profitti. Bene anche Cvs Health Corp, con un rialzo del 6,54, mentre il produttore di veccini Moderna sale a +15,9%, Meta a +5,37%, Apple a  +3,8% e Microsoft a +2,78%.

Piatti i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso bene sulla scia di Wall Street e nonostante gli investitori abbiano guardato con preoccupazione ai segnali di indebolimento dell’economia nell’Eurozona, evidenziati dai dati del Pmi servizi, scesi al di sotto della soglia dei 50 punti. 

Insomma, quella di ieri è stata una giornata decisamente positiva per I mercati, dai quali peò in questi giorni non è facile ricavare indicazioni coerenti. Continua la discesa dello spread italiano, dopo i giorni di fibrillazioni per le dimissioni di Mario Draghi e le elezioni anticipate.

Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi ha chiuso in discesa a 213,9 punti, con il rendimento al 3%. Sul fronte dei cambi il dollaro si è rafforzato, superando quota 134 yen e tornando sotto 1,02 sull’euro.

Il prezzo del petrolio è supervoilatile. In Asia è in lieve rialzo, dopo aver perso il 4% a New York per l’aumento a sorpresa delle scorte settimanali Usa, invertendo la rotta rispetto all’andamento rialzista mostrato dopo la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione di soli 100.000 barili al giorno a partire da settembre. Insomma, decisamente non è facile orientarsi in questi giorni sui mercati, poichè la bussola sempra impazzita e non indica mai una direzione precisa.

Oltre alle tensioni geopolitiche, ad accrescere l’incertezza e la volatilità è il timore della recessione che fino alla settimana scorsa aveva spinto gli investitori in rally, portandoli a scommettere su una minore aggressività da parte della Fed. A partire dall’inizio di agosto però il vento è cambiato. Ieri James Bullard, il presidente della Fed di St. Louis, si è unito al coro dei ‘falchi’ suggerendo che la banca centrale ha ancora parecchia strada da percorrere per ridurre l’inflazione al suo obiettivo del 2%.

“Dobbiamo essere decisi e fare in modo che ciò accada” ha detto Bullard in un’intervista alla Cnbc. Il suo intervento fa seguito a quello di martedì scorso di tre esponenti della Fed, due dei quali, Mary Daly e Charles Evans considerati delle ‘colombe’, i quali hanno assicurato che non ci sarà nessuna tregua nell’inasprimento dei tassi americani e che a settembre la Fed non esclude un terzo aumento consecutivo di 75 punti base. Insomma la Federal Reserve tira dritto su posizioni da ‘falco’ e secondo gli anasti il fed fund a fine anno potrebbe arrivare al 4%, malgrado i dati macro spingano l‘economia Usa sempre più verso la recessione, a partire da quelli sul Pil Usa, che la settimana scorsa ha virato verso la recessione tecnica nel secondo trimestre.

Questa settimana hanno pesato in negativo il cattivo andamento degli indici Pmi manifatturieri di Usa, Europa e Asia, a cui ieri si è aggiunto il Pmi servizi del Vecchio Continente, sceso sotto i 50 punti, mentre l’Ism servizi Usa è salito a 56,7 punti a luglio, oltre le attese. E venerdì sarà la volta dei dati sul mercato del lavoro a stelle e strisce che sono l’unica variabile che la Fed considera forte in un contesto economico decisamente poco rassicurante.

“Penso che l’economia globale – commenta Vincenzo Bova, strategist di StmCapitalservices – si stia indirizzando verso una recessione vera. Il problema è la tempestica. Il mercato si sta preparando per una recessione nel 2023 e i tassi dei mercati indicano che la Fed inizierà a tagliare il costo del denaro il prossimo anno”. In questo scenario anche l’obbligazionario hai nervi scossi, con il rendimento del Treasury a 2 anni che ieri ha chiuso poco mosso al 3,077% dopo essere schizzato al 3,2% e il 10 anni che è sceso al 2,71%, dopo essere salito in precedenza al 2,85%, restando comunque nettamente sotto il 3,5% di giugno.

Oggi Nancy Pelosi incontrerà lo speaker dell’Assemblea nazionale sudcoreana, Kim Jin Pyo e altri membri di alto livello del Parlamento e poi dovrebbe recarsi in visita al confine tra le due Coree. Ieri la banca centrale del Brasile ha rialzato i tassi di mezzo punto percentuale, portandoli, come previsto, al 13,75% e oggi toccherà alla Banca d’Inghilterra, che dovrebbe fare altrettanto, mentre domani sarà la volta della banca centrale indiana e procedere con la sua stretta. Sempre oggi uscirà il bollettino mensile della Bce, insieme agli ordini industriali in Germania e ai sussidi settimanali Usa. Giornata impegnativa per il Regno Unito dove, oltre alla Boe, si terrà il dibattito su Sky tv tra Rishi Sunak e Liz Truss. Attese infine oggi le trimestrali di Alibaba e Tesla.

Domani escono i dati sul mercato del lavoro Usa

I dati macro più importanti della settimana sono quelli sull’occupazione Usa a luglio, attesi per domani, dopo che la Fed ha detto che il mercato del lavoro a stelle e strisce è forte. “La cartina di tornasole l’avremo venerdì – sostiene Bova – Ritengo comunque che prima o poi negli Usa avremo la sorpresa di un dato sull’occupazione tendente allo zero o negativo, perchè i sussidi settimanali di disoccupazione stanno salendo da due mesi, i big come Amazon, Google stanno tagliando i piani di assunzioni e molte società, specie nel settore immobiliare e in quello tecnologico, hanno già annunciato licenziamenti.

Insomma, i segnali in arrivo non sono positivi. Secondo Powell dipende dall’effetto stagionalità, ma resta il fatto che c’è un deterioramento in corso. Per cui non so quando succederà, se questo mese o il prossimo, ma prima o poi uno stallo nei dati occupazionali emergerà”.

Pelosi in Corea del Sud, crescono tensioni militari

La Speaker della Camera Nancy Pelosi ha lasciato Taiwan, per la Corea del Sud, mentre le tensioni militari sull’isola crescono e sono destinate a persistere a lung . Pechino: esercitazioni militari fino a domenica, “necessarie e legittime”. La Casa Bianca: “Non c’e’ motivo perchè la Cina trasformi la visita della Speaker in una crisi”.  

Pelosi, prima di lasciare Taiwan, ha assicurato che gi Stati Uniti “non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan”, facendo riferimento al Taiwan Relations Act, che consente a Washington di aiutare Taiwan a difendersi anche se gli Stati Uniti riconoscono il principio di un’unica Cina. Il Taiwan Relations Act non include un chiaro impegno degli Stati Uniti ad intervenire militarmente contro un attacco cinese. Washington ha a lungo mantenuto una posizione di “ambiguità strategica” sul fatto che lo avrebbe fatto.

“Siamo sostenitori dello status quo, non vogliamo che accada nulla a Taiwan con la forza”, ha detto Pelosi,  che è arrivata in Corea del Sud, atterrando alle porte di Seul. Del programma della tappa sudcoreana si sa poco: l’unico incontro confermato è quello di oggi con la controparte Kim Jin-pyo, insieme ad altri leader del Parlamento sudcoreano. È diventato invece un caso l’improbabile faccia a faccia con il presidente Yoon Suk-yeok, che tecnicamente è in vacanza per tutta la settimana, anche se i suoi piani per lasciare Seul sono stati annullati lunedì scorso. Riguardo alla visita di Pelosi a Taiwan, un editoriale del quotidiano dell’Esercito cinese Daily sostiene che essa ha inviato il “messaggio sbagliato” ai “separatisti” taiwanesi, mentre il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino assicura che tutte le contromisure adottate dalla Cina, incluse le esercitazioni militari, “sono giustificate, ragionevoli e necessarie”.

Il ministero della difesa di Taiwan ritiene invece che le esercitazioni “equivalgono a un blocco aereo e marittimo di Taiwan”, e “violano gravemente la nostra sovranità”. “La vicinanza delle esercizitazioni a Taiwan potrebbe diventare la nuova norma”, ha detto J. Michael Cole, un consigliere senior di un istituto no profit con sede a Taipei, vicino al partito Repubblicano

Aumento produzione Opec+ delude mercati

È un aumento che ha deluso molti analisti quello di appena 100.000 barili al giorno deciso dall’Opec+, una quantità sufficiente a soddisfare per soli 86 secondi la domanda globale. Il cartello dei Paesi produttori di petrolio aveva annunciato un incremento delle vendite dopo la visita del mese scorso in Arabia Saudita del presidente Usa Joe Biden e in molti si sarebbero attesi uno sforzo maggiore per dar seguito all’impegno della Casa Bianca di tenere sotto controllo il prezzo dei carburanti. Ora perciò sono in molti a parlare di un aumento “insignificante”, se non di una vera e propria “offesa” nei confronti del governo americano. Anche i mercati hanno accolto con freddezza la decisione dell’Opec, con un rialzo dei prezzi che successivamente è stato oscurato da un tracollo del 4% legato all’aumento a sorpresa delle scorte Usa.

Ora in Asia il prezzo del greggio è in lieve rialzo, con il Brent sotto 97 dollari e il Wti sotto quota 91 dollari. L’Opec+ in una nota ha sottolineato che non si tratta di una decisione arbitraria ma che “la capacità produttiva in eccesso è gravemente limitata” a causa del “cronico sotto-investimento nel settore” e che questo impone “grande cautela nella risposta per evitare strozzature dell’offerta”. Altri aumenti della produzione erano stati decisi dal cartello già a luglio e agosto per 648.000 barili al giorno mentre prima di tale decisione l’Opec+ si era accordata per 432.000 barili al giorno come parte di un piano per riportare la produzione al livelli prepandemici. Il prossimo meeting dell’Opec+ si terrà il 5 settembre.

Softbank raccoglie 22 mld, preparandosi a cedere Alibaba

La giapponese Softbank ha raccolto fino a 22 miliardi di dollari cash, attraverso una serie di accordi che ridurranno drasticamente nei prossimi anni la sua partecipazione nel colosso cinese dell’e-commerce Alibaba. L’investitore nipponico con questa mossa si sta preparando a una recessione che sta devastando il suo portafoglio fondato sui titoli tech.

Il gruppo, guidato dal miliardario fondatore Masayoshi Son, ha venduto quest’anno circa un terzo della sua partecipazione in Alibaba attraverso contratti a termine prepagati – un tipo di derivato a cui Softbank si è sempre più rivolta per raccogliere denaro cash, mantenendo le sue partecipazioni azionarie. Softbank ha finora venduto più della metà delle sue partecipazioni Alibaba attraverso queste vendite a termine.

Ciò potrebbe ridurre la sua partecipazione nel gigante cinese dell’e-commerce al di sotto della soglia per mantenere un seggio nel cda di Alibaba. Se Softbank optasse contro il riacquisto delle azioni Alibaba, sarebbe la fine di un’era. Son ha costruito la sua fortuna finanziando con 20 miliardi di dollari la start-up di Alibaba circa 20 anni fa e generando poi un enorme ritorno sugli investiment.

Ucraina: Schroeder, Putin vuole soluzione negoziata

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha assicurato che il presidente russo Vladimir Putin vuole una soluzione negoziata alla guerra in Ucraina. “La buona notizia è che il Cremlino vuole una soluzione negoziata. Un primo successo è l’accordo sul grano, magari può essere lentamente allargato a un cessate il fuoco”, ha affermato in un’intervista al settimanale Stern, precisando di aver visto Putin la settimana scorsa a Mosca. Schroeder ha sottolineato che ci vorrà del tempo per raggiungere un punto d’accordo su una serie di questioni cruciali come la Crimea o il Donbass. Per la regione orientale dell’Ucraina, “bisognerà trovare una soluzione basata sul modello cantonale svizzero”, ha sostenuto.

Il 77enne ex cancelliere tedesco è un amico stretto di Putin: nonostante abbia criticato la guerra in Ucraina, si è sempre rifiutato di condannare la Russia. A fine maggio, dopo settimane di pressioni e di furenti polemiche per i suoi rapporti con Mosca e in particolare con il leader del Cremlino, Schroeder ha lasciato il board del colosso energetico russo Rosneft. Inoltre nel loro incontro la scorsa settimana a Mosca, il presidente russo, Vladimir Putin, ha riferito all’ex cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, che il gasdotto Nord Stream 2 “è pronto all’uso immediato”. Lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aggiungendo che Schroeder si è detto “preoccupato” per la crisi energetica in Europa e ha chiesto spiegazioni a Putin.

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