• 26 Novembre 2024 17:47

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Morning bell, mercati in attesa dei dati sull’inflazione europea

Set 25, 2023

AGI – I mercati aprono contrastati e col freno a mano tirato quest’ultima settimana di settembre, in attesa dei dati di venerdì sull’inflazione europea. Finora, questo mese, l’azionario ha decisamente perso colpi, col Nasdaq in calo del 5,9% e lo S&P del 4,2%, frenati dalla rinnovata aggressività delle banche centrali e in particolare dai toni da ‘falco’ della Fed, la quale ha avvisato che i tassi a stelle e strisce resteranno a lungo più alti del previsto.

Anche i prezzi del petrolio in rialzo, contribuiscono a rendere pesante il sentiment generale, per l’aspettativa di forniture globali ridotte e di una domanda crescente in Cina e negli Usa. In Asia i future sul Brent e sul Wti avanzano entrambi dello 0,4% rispettivamente sopra 93 e 90 dollari al barile. La scorsa settimana la Russia ha vietato l’esportazione di diesel e benzina, dopo che il paese si è unito all’Arabia Saudita nell’estendere i tagli alla produzione di petrolio fino alla fine di quest’anno.

Inoltre una serie di dati economici pubblicati negli Stati Uniti e in Cina nelle ultime settimane hanno segnalato performance più forti nelle due maggiori economie del mondo, incrementando le previsioni per la domanda di petrolio. Sempre in Asia l’azionario è in calo, con l’eccezione di Tokyo, che avanza, dopo che venerdì scorso la Boj ha annunciato che manterrà i tassi di interesse negativi, come previsto, lascerà invariata la sua politica di controllo dei rendimenti e che non ha fretta, almeno per ora, di abbandonare la strada dell’allentamento monetario.

Piatta Mumbai e in calo quasi di mezzo punto percentuale Seul, mentre anche le Borse cinesi sono negative, con Shanghai che arretra circa dello 0,5%, frenata dall’immobiliare. Pesano su Hong Kong in particolare i titoli del comparto immobiliare: Country Garden e Longfor Properties, scivolati di circa il 3% ciascuno, e soprattutto Evergrande (-25%) che ha fatto sapere che non sarà in grado di emettere nuovo debito a causa di un’indagine governativa in corso sulla sua unità Hengda Real Estate Group.

Restano sotto pressione anche le principali valute asiatiche, per la prospettiva di tassi di interesse statunitensi più alti per un periodo più lungo. La scorsa settimana i banchieri centrali americani si sono detti sicuri che negli Stati Uniti l’economia va bene e questo significa che la Fed potrà concentrarsi più aggressivamente nella lotta all’inflazione.

La Federal Reserve ha già detto che quest’anno farà un altro rialzo dei tassi e che l’anno prossimo li taglierà 2 volte rispetto alle 4 precedentemente preventivate. “In Europa invece – commenta Vincenzo Bova, senior analist di Mps – l’economia va male e quindi la BoE, la banca centrale svizzera e anche la Bce preferiranno per ora fermarsi sui rialzi dei tassi. I mercati stanno già prezzando al 78% uno stop dei tagli da parte della Bce e solo il 22% prevede altri rialzi”.

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